Stop cessione del credito a Poste, destino incerto per le pratiche in istruttoria

Dopo lo stop di Poste Italiane ad accettare nuove pratiche di cessione del credito, la preoccupazione ora è per quelle già in istruttoria
2 anni fa
3 minuti di lettura
Stop alla cessione del credito

Gentili clienti,

il servizio di acquisto di crediti d’imposta ai sensi del DL 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020 n.77 e s.m.i., è sospeso per l’apertura di nuove pratiche.

È possibile seguire l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione per quelle da completare.

E’ il messaggio che compare sulla pagina di Poste Italiane dedicata alla piattaforma di cessione del credito bonus edilizi (superbonus, bonus ristrutturazione, bonus facciate, ecc.). Un messaggio che ha segnato un brutto risveglio il giorno 7 novembre 2022, ossia il giorno dal quale Poste ha deciso di non accettare più nuove pratiche.

Il messaggio non spiega la motivazione. La speranza è che il tutto sia dovuto solo a motivi tecnici. Probabile, invece, che lo stop sia, invece, voluto a seguito delle nuove e stringenti disposizioni previste sulla cessione stessa ed in attesa di una normativa più chiara e permissiva.

Cessione del credito, ci si mette anche la Cassazione

L’ultimo bastone tra le ruote è quello che arriva dalla Corte di Cassazione, Sez. 3 Penale, con cinque diverse Sentenze tutte dello scorso 28 ottobre 2022, tra le quali la Sentenza n.40867/2022. In sostanza i giudici dicono che in presenza di frode riguardante la spettanza dei bonus fiscali in capo ai beneficiari originari (committenti), è legittimo disporre il sequestro preventivo dei corrispondenti crediti d’imposta, anche se i cessionari siano estranei al reato e, nell’acquistarli, abbiano agito con buona fede.

Questo significa che se il committente cede il credito a Poste, e poi è riscontrata una frode in capo al committente stesso, è legittimo disporre il sequestro del credito d’imposta che Poste stessa ha maturato a fronte del credito acquistato dal committente. Quindi, un credito che Poste non potrebbe utilizzare o cedere ulteriormente.

Il numero massimo di trasferimenti

Ricordiamo che nel campo della cessione del credito, la normativa vigente prevede un numero massimo di quattro cessioni.

In dettaglio:

  • il committente (ossia chi deve fare i lavori sulla propria casa) può, in luogo della detrazione fiscale, optare per la cessione del credito (o sconto in fattura). La cessione del credito può essere fatta verso un qualsiasi soggetto (inclusa anche l’impresa che fa i lavori) – questa è la prima cessione
  • chi ha acquisito il credito dalla prima cessione, a sua volta può utilizzarlo in compensazione o cederlo ulteriormente ma solo verso un soggetto vigilato (banca, assicurazione o società finanziaria autorizzata) – seconda cessione
  • successivamente, chi acquisisce il credito proveniente dalla seconda cessione può a sua volta utilizzarlo in compensazione oppure effettuare una sola cessione a un altro soggetto vigilato (banca, assicurazione o società finanziaria autorizzata) – terza cessione.

Chi acquisisce il credito dalla terza cessione non potrà ulteriormente cederlo (ma solo utilizzarlo in compensazione. Quindi, la cessione del credito si ferma. Tuttavia, laddove chi acquista il credito dalla terza cessione è una banca, questa potrà ulteriormente cederlo (dunque, quarta cessione) ma solo verso soggetti professionali e con partita IVA che siano propri correntisti.

Cessione del credito a Poste, il destino della pratiche in carico

Poste Italiane era una delle poche che, prima del 7 novembre 2022, accettava ancora pratiche di cessione del credito. Anche se accettava però solo prime cessioni, ossia quelle effettuate dal committente stesso. Non accettava, quindi, ad esempio un credito ceduto dall’impresa che a sua volta lo aveva acquistato dal committente.

Ad essere maggiormente danneggiati dallo stop di Poste sono quei committenti che avevano ormai la pratica pronta e che dovevano solo istruirla sulla piattaforma (quindi, fare il contratto con Poste e caricare la documentazione). Si tratta di committenti che hanno già sostenuto anche spese necessarie all’acquisizione, ad esempio, di visto di conformità ed asseverazioni. Committenti che si sono anche prodigati nella giungla della burocrazia per produrre tutta la documentazione che Poste stessa richiedeva per la pratica.

Nessun problema, invece, dovrebbero esserci per coloro che prima del 7 novembre 2022 sono riusciti a caricare la pratica di cessione del credito. Il messaggio di Poste dice che loro possono seguire l’istruttoria e continuare a caricare i documenti per completarla. Quindi, per questi l’iter continua.

Anche se si vuole sperare che poi non arrivi l’amara sorpresa che la pratica sia respinta, come avvenne la prima volta quando Poste sospese la piattaforma in occasione del nuovo quadro normativo che si venne a delineare dopo le limitazioni imposte dal legislatore al numero di cessione del credito.

In quest’ultima occasione, infatti, l’istituto a chiusura dell’istruttoria respinse tutte le pratiche che risultavano in essere prima dello stop e caricate sulla base delle disposizioni in essere prima delle novità. Insomma dopo il nuovo stop della cessione credito a Poste non tutti possono dormire sogni tranquilli.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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