Quanto durano 500 mila euro in pensione: come sapere se puoi vivere di rendita senza investire i tuoi risparmi

Avere 500 mila euro da parte quando si va in pensione. Come vivere bene con e senza una rendita supplementare a quella pubblica.
2 anni fa
2 minuti di lettura
Nuova social card da 460 euro
Foto © Pixabay

Come spesso accade, e come fa notare un famoso scrittore del’ ‘800 oggi tornato più che mai attuale, i giovani riescono solo a immaginare che i soldi hanno una certa importanza nella vita. Ma è solo quando si diventa vecchi che ci si rende conto davvero dell’importanza di avere una buona rendita mensile. Solo così, infatti, ci si può assicurare una vecchiaia tranquilla, senza troppe preoccupazioni per le spese da affrontare nella quotidianità. Senza parlare poi di eventuali, e non rare, spese per cure mediche e assistenza.

Il discorso, dunque, di impiegare al meglio i propri risparmi, l’importo della pensione complementare e, magari, anche un buon TFR, quando si va in pensione diventa di primaria importanza. In alcune situazioni, non alla portata di tutti però, esiste la possibilità di riuscire addirittura vivere di rendita, a patto di avere un buon capitale iniziale da investire. Vediamo come.

Avere a disposizione 500 mila euro al momento della pensione è una vera e propria fortuna. C’è chi aspetta la liquidazione (dorata) per fare progetti faraonici, chi per investire in immobili, chi per darsi alle vacanze tutto l’anno. Ma c’è anche chi pensa ad assicurarsi un futuro pensionistico migliore.

In questo caso inutile dire che le pensioni integrative degli assicuratori diventino superflue con 500 mila euro in banca. Tuttavia c’è da domandarsi come impiegare questi soldi per ottenere una rendita supplementare alla pensione pubblica.

In pensione con 500 mila euro

La soluzione migliore per una integrazione alla pensione è quella di non affidare i soldi ai gestori finanziari per una rendita. In questo caso a guadagnarci sarebbero loro e non il pensionato. Cosa fare allora? L’ideale è investire il denaro come fa lo Stato con i contributi dei lavoratori. Cioè in titoli di debito pubblico.

Una delle soluzioni ottimali è quella del Btp Italia. Ve ne sono di diversi tipi e durata, basta solo cercarli o informarsi un po’ in rete.

Il Btp Italia non è altro che un titolo di debito pubblico, garantito dallo Stato, che corrisponde interessi indicizzati all’inflazione.

Investendo in questo strumento ci si assicura una pensione supplementare sicura e in linea col costo della vita che, come abbiamo visto, nel 2022 è peggiorato in maniera repentina. I costi sono bassissimi, a differenza di quanto si pagherebbe affidando i soldi a un gestore finanziario. E anche le imposte che si pagano sugli interessi sono agevolate al 12,50%.

Diffidare di banche e assicurazioni

Quindi, la parola d’ordine, è quella di non affidare tanti soldi ai gestori finanziari perché si mangiano gran parte della rendita prodotta durante gli anni. Meglio il fai da te, per una pensione integrativa, ma dopo essersi informati bene.

Volendo ci si può sbizzarrire anche nell’acquisto di altri titoli di Stato (Btp, CCteu, ecc.) tenendo conto che i rendimenti attualmente offerti girano intorno al 4% all’anno. Quindi, investendo 500 mila euro in Btp ci si garantirebbe oggi una rendita futura di 20 mila euro all’anno.

L’alternativa? Si potrebbero lasciare tranquillamente i soldi sul conto corrente o in cassaforte senza investirli. Ma quanto durerebbero? Questa purtroppo è una domanda alla quale non si può dare una risposta univoca per tutti. Dipende dalle proprie esigenze di spesa.

In Italia, considerando che una famiglia spende mediamente 2.500 euro al mese per vivere, al netto dell’inflazione, questi soldi durerebbero 16 anni. Senza considerare, però, l’apporto economico derivante dalla pensione. Quindi si potrebbe stimare un arco temporale più lungo in assenza di imprevisti o spese straordinarie.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Nuova rottamazione cartelle 2025 ci siamo: domande entro aprile, 120 rate con la prima a luglio 2025
Articolo precedente

Sulle cartelle esattoriali sanatoria ma non condono: taglio debiti 50% ma non su tutto 

rottamazione cartelle
Articolo seguente

Sanatoria cartelle 2022, entro fine novembre con 5 giorni di tolleranza