Quindi, tra una polemica e l’altra, come si paga il canone Rai nel 2023? “La fatica di leggere non può competere con la facilità di guardare, e allora, rispetto al libro, la televisione sarà il medium più amichevole perché è quello che “dà meno da fare”“, afferma Umberto Galimberti.
Proprio la televisione, in effetti, è ormai presente in quasi tutte le case, consentendo di accedere in modo facile e veloce a diversi tipi di informazione. Oltre ad avere tale apparecchio a casa, per poter visionare i vari canali della TV di Stato bisogna pagare il canone Rai.
Come si paga il canone RAI nel 2023
La Commissione Europea aveva chiesto di intervenire sull’abolizione del canone Rai dalla bolletta dell’energia elettrica già a partire da gennaio 2023. A differenza di quanto ipotizzato, però, il canone Rai continuerà a essere addebitato direttamente sulla bolletta dell’energia elettrica anche nel corso del 2023. Come spiegato dal Ministero dell’Economia, e così come riportato dall’Ansa, infatti:
“Le voci di un’esclusione del canone Rai dalla bolletta elettrica non risultano, alla luce del lungo lavoro istruttorio in corso, fondate. […] La milestone Pnrr – prosegue il Tesoro – trova il suo fondamento nell’esigenza di tutela della concorrenza del mercato dell’energia elettrica e si basa sulle proposte Agcm, la quale non aveva rilevato alcuna criticità in merito al pagamento del canone Rai dal punto di vista della concorrenza del mercato dell’energia, a condizione che il pagamento fosse trasparente per gli utenti finali. Requisito che risulta soddisfatto”.
La preoccupazione dei sindacati
Tra le tasse più odiate dagli italiani, il gettito garantito dal canone televisivo permette di ottenere circa 1,68 miliardi di euro. Una cifra non affatto indifferente, grazie alla quale la Rai ha un bilancio in pareggio.
Proprio quest’ultimi, infatti, hanno inviato una lettera al ministro Giancarlo Giorgetti per poter avere un confronto sulla questione. In particolare, come si evince dal messaggio firmato da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Fnc, Snater, Libersind Confsal, Adrai e Usigrai, il timore è che:
“vista anche la vicinanza temporale con la scadenza del 31 dicembre 2022, oltre a provocare un clima di profonda incertezza relativamente alle modalità di finanziamento del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, rischia di avere un impatto dirompente sul futuro stesso della Rai”.