Il mese di dicembre comunemente è quello dedicato alla tredicesima mensilità. Si tratta della mensilità aggiuntiva chiamata pure gratifica natalizia. La tredicesima spetta a tutti i lavoratori dipendenti a prescindere dal settore lavorativo. E spetta pure ai pensionati. Le regole di calcolo però sono assolutamente particolari. Tanto è vero che non tutti la percepiscono piena. C’è infatti chi la prende in misura ridotta, ma non sa il perché. Un tipico esempio è una nostra lettrice che ci scrive in merito proprio ad una tredicesima di poche centinaia di euro.
“Gentile redazione, sono una lavoratrice dipendente di 50 anni di età. Mi hanno assunto il primo settembre 2021. Venivo da oltre un anno di non occupazione. Dopo l’assunzione sono rimasta sempre con lo stesso datore di lavoro. Lo scorso anno ho preso solo 300 euro di tredicesima. Non ho capito il perché è così bassa. Anche quest’anno mi spetta la stessa cifra? Premetto che il mio stipendio da quando ho iniziato non ha mai cambiato importo.”
La tredicesima mensilità per i lavoratori e per i pensionati
Prendere la tredicesima mensilità è un diritto che riguarda tanto i lavoratori dipendenti che i pensionati. Ogni dicembre i lavoratori e i pensionati ricevono una mensilità aggiuntiva. Ma è commisurata ai mesi di lavoro svolti da gennaio a dicembre dello stesso anno o ai mesi di pensione nello stesso periodo. Il motivo per cui la nostra lettrice ha preso solo qualche centinaio di euro di tredicesima lo scorso dicembre dipende proprio da questo. Ha lavorato poco nel 2021 per godere di una tredicesima piena. Avendo iniziato a lavorare a settembre dopo un lungo periodo di vuoto lavorativo, la nostra lavoratrice ha preso solo 4/12 di tredicesima. Nessun errore da parte del datore di lavoro o nel caso dei pensionati, da parte dell’INPS. Il meccanismo funziona proprio così. Si prendono tanti dodicesimi di tredicesima quanti sono i mesi di lavoro svolti lo stesso anno a cui la tredicesima fa riferimento.
Anche la tassazione della mensilità aggiuntiva incide sugli importi
Si rammenta che la tredicesima mensilità si matura mese dopo mese con lo stipendio percepito. Dal momento che la lavoratrice nel 2023 è in perfetta continuità di assunzione, quest’anno andrà diversamente. Infatti percepirà una tredicesima intera. Una mensilità aggiuntiva vera in più quindi. Ma bisogna sottolineare una cosa. Infatti è vietato aspettarsi una mensilità identica come importo a quella dello stipendio. Essendo una mensilità extra, esce fuori dalla tassazione classica, quella al netto delle detrazioni. Quindi l’Irpef e le addizionali all’Irpef dovute anche sulla tredicesima, cioè le tasse che un lavoratore versa, sono piene per la mensilità in più. Non godendo delle detrazioni per lavoro dipendente o per redditi da pensione, che sono fruibili su 12 mesi, la tredicesima è in genere di importo inferiore allo stipendio o al rateo mensile di pensione.
A chi spetta una tredicesima lorda
Solo alcuni lavoratori dipendenti godono di una tredicesima piena. Sono quelli che non hanno un datore di lavoro che funge da sostituto di imposta. Un tipico esempio sono badanti e colf. Parliamo dei lavoratori domestici. Il datore di lavoro non effettua le trattenute sullo stipendio e non eroga i conguagli per questi lavoratori. Ed erogando di fatto uno stipendio lordo farà lo stesso con la tredicesima. Saranno i lavoratori che con le loro dichiarazioni dei redditi dovranno versare le imposte anche su questa tredicesima. Ma anche in questo caso, pur senza accorgersene (pagheranno le tasse cumulative), i lavoratori otterranno una mensilità aggiuntiva inferiore allo stipendio.