Trovata la soluzione per scongiurare almeno per il momento il ritorno alla Legge Fornero. La soluzione è quota 103, dunque, come già era stato anticipato dal Governo nelle precedenti settimane, partendo dall’attuale quota 102, la possibilità di pensionamento anticipato, sarà legata al raggiungimento di un monte contributivo di 41 anni.
La riforma delle pensioni è rimandata al prossimo anno, in attesa di approfondire il confronto con i sindacati.
Sicuramente una buona notizia per chi ha le carte in regola per andare in pensione anticipatamente rispetto a quelli che sono i requisiti più stringenti della pensione di anzianità.
C’è da dire però che ancora è lunga e tortuosa la strada che porterà alla riforma delle pensioni, infatti, il Governo è ancora in alto mare. A ogni modo, quota 103, troverà posto già nella prossima legge di bilancio 2023, nella quale quasi il totale delle risorse sarà destinato a coprire l’emergenza bollette. Si tratterà di una manovra molto conservativa.
La base di partenza è l’attuale quota 102
La base di partenza della novità che riguarderanno le pensioni 2023, sarà quota 102.
A oggi possono andare in pensione con quota 102, ex D.L. 4/2019, coloro i quali rispettano contemporaneamente i seguenti requisiti:
- un’età anagrafica pari almeno a 64 anni e
- un’anzianità contributiva minima di 38 anni.
Possono pensionarsi con quota 102 gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’INPS, nonché alla gestione separata, che maturino nel corso dell’anno 2022 i requisiti di età anagrafica pari a 64 anni e di anzianità contributiva pari a 38 anni. Come riportato sul portale INPS dedicato a quota 102, i lavoratori dipendenti da datori di lavoro diversi dalle pubbliche amministrazioni e i lavoratori autonomi, che maturano i prescritti requisiti a decorrere dal 1° gennaio 2022, conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti (cosiddetta “finestra”).
La nuova quota 103
Partendo da quota 102, il prossimo Governo, introdurrà quota 41.
In particolare, si abbassa la quota anagrafica e si alza invece il monte contributivo a 41 anni.
Nel complesso, potranno sfruttare quota 103, coloro i quali hanno:
- un’età anagrafica pari almeno a 62 anni e
- un’anzianità contributiva minima di 41 anni.
Chi è nato dal 1961 in avanti, potrà andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Fermo restando che ci sarà ancora chi potrà andare in pensione nel 2023 con quota 102.
Detto ciò, partendo da una quota 103 ibrida, il Governo ha in mente di arrivare a una quota 41 senza condizioni nel 2024. Senza condizioni significa che, con molta probabilità, nel 2024 si andrà in pensione solo in base al monte contributivo di 41 anni, poco importerà l’età anagrafica.
Dunque, l’obiettivo è quello di passare a quota 41 secca già nel 2024.