Un reddito cittadinanza a vita breve nel 2023. Non più per 18 mensilità ma solo per 8 mesi (con qualche piccola eccezione). Obbligo formativo per almeno 6 mesi e perdita del beneficio al rifiuto della prima offerta di lavoro.
Nel 2024, invece, il sussidio (salvo colpi di coda) scomparirà per fare spazio ad una nuova forma di assistenza (che dovrà ancora essere definita).
Un duro colpo per i percettori del reddito di cittadinanza arriva con la manovra di bilancio 2023 approvata dal governo Meloni. Il testo si appresta a fare il suo ingresso alla Camera per iniziare l’iter parlamentare della discussione ed approvazione definitiva in legge.
Dunque, quanto ora previsto dalla bozza della manovra (e che ci apprestiamo ad illustrare) potrebbe anche essere oggetto di eventuali modifiche. Lo chiedono soprattutto i sindacati, che vedono queste restrizioni troppo imminenti come rischio di aumentare l’attuale livello di povertà in Italia.
Reddito di cittadinanza solo per 8 mesi, le eccezioni
La manovra per il 2023, nella sua versione attuale dice testualmente che, “Nelle more di una organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, la misura del reddito di cittadinanza, è riconosciuta nel limite massimo di 8 mensilità”.
Dunque, non più 18 mensilità (rinnovabili) come attualmente previsto.
Tuttavia, al tempo stesso nono previste eccezioni. In dettaglio, questa regola degli 8 mesi non si applica per nuclei al cui interno vi siano persone con disabilità, minorenni o persone con almeno 60 anni di età.
Quando si perderà il sussidio
È anche stabilito che, nel 2023, i percettori del reddito di cittadinanza dovranno essere inseriti, per un periodo di 6 mesi, in un corso di formazione e/o di riqualificazione professionale. In caso di mancata frequenza al programma assegnato, il nucleo del beneficiario del sussidio decade dal diritto alla prestazione.
Dunque, obbligo formativo di almeno 6 mesi, altrimenti il reddito di cittadinanza sarà perso.
Altra novità è che, si perderà il reddito di cittadinanza al rifiuto della prima offerta di lavoro (e non più al secondo rifiuto).
Dal 2024, invece, il reddito di cittadinanza sarà abrogato a vantaggio di una riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva.
Altre due ma non meno importanti novità per il 2023 è che tutti i percettori del reddito di cittadinanza (non più solo 1/3) dovranno essere impiegati in progetti di pubblica utilità e che non perderà un euro del sussidio il lavoratore stagionale il cui reddito derivante da questa sua attività lavorativa non superi la soglia di 3.000 euro lordi.
C’è poi da vedere se entrerà in manovra la nuova proposta di non dare il reddito di cittadinanza a chi NON ha il diploma.