Il reddito di cittadinanza è una misura che dopo la legge di Bilancio del governo Meloni risulterà profondamente modificata. Infatti cambierà radicalmente il meccanismo di fruizione del sussidio da parte delle famiglie italiane. Si abbrevia di molto la durata del sussidio che per alcuni beneficiari scenderà a soli otto mesi. E qualcuno sta pensando di adottare qualche stratagemma per continuare a percepire il beneficio almeno per tutto l’anno 2023. Stratagemmi, però, che come vedremo esistono, sono leciti, ma non bisogna pensare a fare i furbetti. Perché si inaspriscono i controlli.
“Buonasera, mi chiamo Andrea e sono un beneficiario del reddito di cittadinanza. Vivo con mia moglie e ho 44 anni. Io e mia moglie siamo senza figli e senza particolari problemi di carattere fisico. Dico questo perché, da ciò che apprendo, a settembre 2023 rischio di perdere il sussidio. Infatti per me nel 2023 dovrebbero toccare solo 8 mesi di sussidio. E sembra che dovrei partecipare anche a dei corsi di formazione obbligatori quanto le offerte di lavoro, cioè non rifiutabili. Avrei pensato di portare all’interno del nucleo familiare mio e di mia moglie anche mio padre, che è pensionato e ha anche l’invalidità. Dal momento che ogni giorno mangia con noi e sta a casa nostra, perché anziano e solo, secondo voi sarebbe il caso? Eviterei l’interruzione del sussidio a settembre?”
Reddito di cittadinanza, le novità che arriveranno a settembre 2023 e cosa cambia per i beneficiari
Le regole relative al reddito di cittadinanza escono profondamente modificate della nuova Legge di Bilancio. E tra l’altro sempre la manovra finanziaria del governo Meloni mette già nero su bianco qual è l’obiettivo finale che il Governo ha deciso d’intraprendere sempre in relazione al sussidio. Nella Legge di Bilancio c’è scritto a chiare lettere che, tutto quanto previsto dal decreto numero 4 del 2019 (c.d. Decretone) per quanto riguarda nello specifico la misura anti povertà, a decorrere dal primo gennaio 2024 perderà qualsiasi suo effetto. Tradotto in termini pratici: a decorrere dal primo gennaio 2024 il reddito di cittadinanza non sarà più attivo e la misura sarà cancellata. Sparisce il sussidio, quindi, e con esso tutto ciò che ha rappresentato in questi anni. Si attendono però nel corso dell’anno 2023 novità al riguardo, perché è vero che cancellare il reddito di cittadinanza è una cosa possibile e il Governo ci ha già pensato. Ma è altrettanto vero che bisogna trovare una misura alternativa per quelle famiglie che vivono in condizioni di povertà e disagio sia reddituale che familiare. E si inizia già a parlare di reddito di sussistenza, una nuova misura che rispetto al reddito di cittadinanza dovrebbe riguardare famiglie che hanno determinate problematiche e che avrà una platea meno ampia rispetto al reddito di cittadinanza attuale.
Le novità 2023 per il reddito di cittadinanza
Tornando alle cose attuali e quindi alle misure di oggi, il reddito di cittadinanza dal primo gennaio 2019 avrà durata minore. Naturalmente non per tutti, ma per un discreto numero di attuali beneficiari o di nuovi potenziali richiedenti. Per poter percepire il reddito di cittadinanza come prima e senza intoppi, le famiglie devono avere al loro interno o soggetti con età superiore ai 60 anni, o figli minori bisognosi di assistenza o soggetti con determinate invalidità. Ecco spiegato il motivo per cui il nostro lettore fa riferimento a suo padre ultra sessantenne da portare all’interno del suo nucleo familiare. Sono queste le famiglie per le quali le novità introdotte dal governo Meloni non sortiranno alcun effetto. Il reddito di cittadinanza per loro e per tutto il 2023 verrà percepito come prima, sempre rispettando però i requisiti prescritti e rientrando nei parametri ISEE prestabiliti. Diverso il caso di famiglie che non hanno al loro interno queste problematiche, come è il nucleo familiare di chi ci scrive. In pratica dove il nucleo familiare è composto da persone attivabili al lavoro, la durata scende a otto mesi. E a settembre per loro c’è il concreto rischio che il sussidio venga bloccato.
Controlli a tappeto e Comuni che assumono più importanza subito in attesa del reddito di sussistenza
Probabilmente da settembre stop al sussidio per le famiglie dove ci sono soggetti abili al lavoro. Una condizione questa che apre a delle pratiche che probabilmente possono ritornare a far parlare l’opinione pubblica di “furbetti”. In altri termini, basta inserire all’interno del nucleo familiare beneficiario del sussidio un over 60, un invalido o dei minori per poter dribblare le nuove norme che riducono drasticamente il periodo coperto dal beneficio. Va detto però che i cambi di residenza devono essere effettivi e non fittizi dal momento che, sempre le nuove regole introdotte dal governo, inaspriscono pesantemente i controlli. In altri termini, il Governo ha dato mandato ai Comuni di provvedere a controllare più duramente e più approfonditamente tutte queste situazioni che possono essere considerate anomale da questo punto di vista. Tra l’altro il ruolo dei Comuni dovrebbe diventare sempre più importante, soprattutto nella fase di controllo anche perché diventeranno l’Ente gestore ed erogatore del futuro reddito di sussistenza, sempre che la misura veda i natali dopo la chiusura dell’esperienza col reddito di cittadinanza. In pratica l’INPS dovrebbe uscire fuori dall’erogazione e dalla valutazione di questi strumenti assistenziali e questi oneri dovrebbero passare a carico di questi enti locali che sono più vicini ai richiedenti.
I nuovi obblighi per i beneficiari del reddito di cittadinanza
Norme anti-furbetti, controlli più profondi e regole anti-fannulloni sono ciò che il governo ha deciso di adottare nei confronti di una misura che resterà con le solite problematiche di politiche attive sul lavoro. In arrivo nuovi obblighi per i beneficiari del sussidio, a partire dai 6 mesi di corsi di formazione obbligatori da svolgere per i soggetti occupabili. E come per le offerte congrue di lavoro che al primo rifiuto dovrebbero portare alla decadenza dal beneficio, così la mancata frequentazione di un corso di formazione dovrebbe portare allo stesso risultato. Occorrerà comunque verificare quello che il Governo potrà fare a partire dal primo gennaio 2023. Perché è evidente che creare un corso di formazione per ogni singolo beneficiario del sussidio attivabile al lavoro è una cosa più facile a dirsi che a farsi. Soprattutto se si considera lo stato degli uffici di collocamento in diverse Regioni dello Stivale. Anche perché un’altra novità del Governo che riguarda il reddito di cittadinanza sono i lavori socialmente utili. Fino a oggi i Comuni dovevano convocare, per svolgere questa tipologia di attività, almeno un terzo dei beneficiari del sussidio. Da adesso invece si cambia e l’obbligo per i Comuni non è ridotto solo a un terzo dei beneficiari, ma si estende alla totalità di questi ultimi se attivabili e occupabili.