Alla fine del settembre, la Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali, nota con l’acronimo inglese AIIB, emise un bond in lire turche (ISIN: XS2539440722) per l’importo di 500 milioni. L’aspetto più allettante di questa emissione sta nella cedola, che definire maxi è poco: 30%! Ora, chi di noi non ci farebbe più di un pensierino per inserire in portafoglio un asset così redditizio? Anche perché il rischio di credito nello specifico sarebbe inesistente. Infatti, l’emittente gode del rating AAA.
E allora dove sta l’inghippo? Tutti sappiamo che ad alti tassi corrispondono alti rischi. E qui è il rischio di cambio a creare più di un mal di testa. Il bond in lire turche ne presenta uno altissimo. La valuta emergente è da anni nell’occhio del ciclone, ma il peggio è arrivato poco da un anno a questa parte. Tocca ormai sempre nuovi minimi storici.
Cerchiamo adesso di capire cosa sarebbe accaduto al nostro capitale, se avessimo acquistato il bond in lire turche all’atto della sua emissione a un prezzo di 80,50 centesimi. Il lotto minimo di 20.000 lire ci sarebbe costato effettivamente solo 16.100 lire. E al cambio di fine settembre di 18:1, ciò sarebbe corrisposto a circa 895 euro. Questo sarebbe stato il costo sostenuto per l’investimento.
Rendimento effettivo del bond in lire
Supponiamo di avere rivenduto il bond in lire turche nella giornata di ieri. Il prezzo risultava salito a 99 centesimi, per cui il nostro capitale sarebbe stato rivalutato a 19.800 lire. Tuttavia, il cambio si è mosso nella direzione sbagliata, cioè la lira turca ha perso tantissimo contro l’euro nell’ultimo anno. E così, facendo la conversione si ottengono 1.026,44 euro. Questo sarebbe attualmente il valore effettivo del nostro investimento.
Ma c’è da calcolare ancora la cedola. Avremmo diritto al rateo relativo ai primi due mesi e pari al 5% del capitale nominale.
Chi oggi acquistasse questo titolo, formalmente avrebbe nel cassetto un asset che frutta più del 30% all’anno per i prossimi cinque anni. Ma dovete considerare che la lira turca ha perso contro l’euro oltre i tre quarti del suo valore nel quinquennio passato. Infine, disinvestire nel momento giusto potrebbe non essere così semplice. L’emissione ammonta a soli 500 milioni di lire (25,9 milioni di euro), per cui c’è il rischio di scarsa liquidità degli scambi sul mercato secondario.