Il terremoto che ha travolto i vertici della Juventus non sarebbe stato previsto dall’ex presidente Andrea Agnelli. Quando il rampollo di famiglia iniziava la riunione del Consiglio Di Amministrazione lunedì sera, sarebbe stato ancora convinto di possedere i numeri per andare avanti. Invece, tutti i consiglieri ad eccezione di uno gli avrebbero voltato le spalle. Persino Pavel Nevded non se l’è più sentita di continuare. A quel punto, lasciato in netta minoranza nel board, non ha potuto che rassegnare anch’egli le dimissioni.
Alla base del gesto del CDA vi sarebbe stato l’avvertimento dei sindaci revisori della Juventus: “se votate questo bilancio in assemblea, saremo costretti ad andare in procura”. E la paura per il destino della società e che l’intera famiglia potesse essere trascinata nel fango ha spinto il cugino John Elkann a premere sul CDA per ottenere le dimissioni.
Un indizio in tal senso è arrivato dallo stesso Elkann, di fatto ormai a capo della galassia Agnelli, quando ha nominato presidente della Juventus Gianluca Ferrero, un esperto contabile. Egli ha anche anticipato che il board sarà composto da “alti profili tecnici e giuridici”. Agnelli pensava che il cugino non gli avrebbe mai chiesto la testa a processo in corso, perché ciò sarebbe equivalso a un’ammissione di colpevolezza. Invece, Elkann ha giocato d’anticipo: meglio far dimettere tutti prima che fosse troppo tardi.
Bilanci falsi, pesa il capitolo CR7
Adesso, i nuovi organi societari saranno impegnati nella difesa del possibile in tribunale. A questo serviranno i profili giuridici e contabili di alto profilo. L’obiettivo della nuova Juventus non sarà nell’immediato di scalare la classifica di Serie A o di ottenere il posizionamento migliore possibile in Europa. Per adesso si punta alla salvezza nelle aule giudiziarie. Tant’è che lo stesso Massimiliano Allegri avrebbe offerto le proprie dimissioni, le quali sarebbero state respinte.
Qual è il nodo con i conti della Juventus? Le stagioni 2018-2019, 2019-2020 e 2020-2021 per la Procura di Torino avrebbero esitato bilanci falsi. Due gli appunti: un giro di plusvalenze fittizie realizzate grazie a cessioni incrociate con altre squadre senza uscita di denaro; errate comunicazioni sociali sugli stipendi dei giocatori nella stagione 2020.
Ad inizio pandemia, quando il campionato di calcio italiano fu sospeso, la società comunicò il raggiungimento di un accordo con la rosa per ottenere la cancellazione di quattro mensilità degli stipendi. Secondo la Procura torinese, fu solo una mensilità ad essere cancellata, mentre per le altre tre si trattò di un semplice rinvio all’esercizio successivo. Spicca in tal senso il maxi-stipendio di Cristiano Ronaldo, al quale sarebbero stati garantiti pagamenti per 19,9 milioni non indicati a bilancio.
La paura in casa Juventus per un nuovo 2006
Se il vecchio CDA avesse approvato il bilancio relativo alla stagione 2021-2022 con tutte le storture evidenziate dai giudici, i sindaci non avrebbero potuto approvarlo. Avrebbero, al contrario, richiesto modifiche per 34 milioni di euro. E, soprattutto, si sarebbero dovuti recare in Procura per denunciare le presunte illiceità nei conti della Juventus. Al fine di evitare tutto ciò, l’ormai ex management si è reso conto lunedì che non avrebbe potuto intestardirsi ad andare avanti. Solo che Agnelli ci sperava. Non credeva al “tradimento” di Elkann o di amici come Nevded.
Adesso, arriva la parte più dura. Il nuovo management dovrà barcamenarsi tra la necessità di trovare un accordo con i giudici e quella di salvare la faccia dinnanzi all’opinione pubblica. Il titolo Juventus in borsa ha ceduto, ma neppure così tanto. Del resto, è ridotto ai minimi termini. La società capitalizza meno degli ultimi due aumenti di capitale esercitati tra 2019 e 2021 per complessivi 700 milioni di euro.
La paura per un nuovo 2006 esiste.