“È accaduto così in tutte le epoche del mondo che alcuni hanno lavorato e altri hanno, senza lavoro, goduto di una gran parte dei frutti. Questo è sbagliato, e non deve continuare“, affermava Abramo Lincoln. Un concetto che sembra calzare a pennello con il reddito di cittadinanza che fin dal suo debutto ha scatenato delle polemiche perché sembra scoraggiare la ricerca di lavoro.
In particolare sono in molti a lamentare il fatto che mentre una fetta della popolazione lavora, ce ne sarebbe un’altra che percepirebbe dei soldi per restare a casa senza fare nulla.
Facciamo il punto sul reddito di cittadinanza: ecco cosa cambia nel 2023
Come si evince dall’articolo 59 del disegno di legge presentato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giorgetti, inerente il bilancio di Stato 2023:
“Nelle more di un’organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 la misura del reddito di cittadinanza di cui agli articoli da 1 a 13 del decreto – legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, è riconosciuta nel limite massimo di 8 mensilità“.
Questo vuol dire che nel 2023 i percettori del reddito di cittadinanza potranno percepire tale sussidio per un periodo pari a massimo otto mesi. Fanno eccezione solamente i nuclei familiari che presentano al loro interno persone con disabilità, minorenni o aventi un’età pari almeno a sessant’anni.
Ne consegue che se una persona occupabile, ovvero con età compresa tra 18 e 59 anni, abile al lavoro, ha un minore a carico, non rischia di vedersi togliere il reddito di cittadinanza dopo otto mesi. La situazione cambia, invece, se si tratta ad esempio di un nucleo famigliare con un solo componente che frequenta l’Università.
Chi lo perde e chi è al sicuro (per un po’ di tempo)
Sempre come si evince dalla bozza della Legge di Bilancio 2023, inoltre, è previsto che i percettori del reddito di cittadinanza debbano frequentare per almeno sei mesi un corso di formazione o riqualificazione professionale. In mancanza di quest’ultimo, si perde il diritto al sussidio. Stesso discorso se si rifiuta la prima offerta di lavoro congrua. In ogni caso il reddito di cittadinanza verrà abrogato a partire dal 1° gennaio 2024 e sarà sostituito da una nuova riforma.
In sintesi: nel 2023 ci saranno coloro che percepiranno il sussidio per massimo otto mensilità. Se si tratta di nuclei famigliari con disabili, minorenni o over 60, otterranno la ricarica per tutti e 12 i mesi. A partire dal 2024, invece, il reddito di cittadinanza non verrà riconosciuto a nessuno. Al suo posto il governo dovrebbe introdurre il cosiddetto reddito di sussistenza a sostegno delle categorie maggiormente in difficoltà e che hanno davvero bisogno di un aiuto da parte dello Stato.