“La domanda non è a che età voglio andare in pensione, è a quale reddito“, afferma George Foreman. Un punto di vista senz’ombra di dubbio condivisibile, soprattutto considerando che gli importi delle pensioni sono spesso oggetto di polemica perché irrisori. Lo sa bene il Governo guidato dalla Premier Giorgia Meloni che è al lavoro per mettere in campo delle misure che possano favorire la ripresa dell’economia nostrana.
In particolare a partire dal 2023 si registreranno degli aumenti degli importi delle pensioni. Ma chi potrà accedere al trattamento pensionistico il prossimo anno con le nuove regole? Ecco cosa c’è da aspettarsi.
Pensioni 2023: il ritorno della Legge Fornero
Lo scorso 25 settembre hanno avuto luogo le elezioni che hanno decretato vincitore il partito di Giorgia Meloni. La neo Premier ha ora il compito di guidare il Governo nel prendere le decisioni più opportune a sostegno dei cittadini. In particolare, tra i principali obiettivi si annovera la volontà di dire addio alla Legge Fornero. Un obiettivo che, almeno per il momento, si rivela essere un’utopia.
Dato il poco tempo a disposizione, infatti, l’esecutivo non ha potuto apportare delle modifiche sostanziali al sistema pensionistico. Ne consegue che anche nel 2023 per molti lavoratori restano validi i requisiti Fornero, in attesa della riforma che dovrebbe essere effettuata nel 2023.
Scopri quando puoi andare in pensione con le nuove regole (e con quelle vecchie rimaste valide)
Non mancano comunque delle novità. Nel 2023, infatti, sarà possibile andare in pensione con Quota 103. Quest’ultima viene riconosciuta all’età di 62 anni, a patto di aver maturato 41 anni di contributi. Dei paletti più stringenti rispetto all’attuale Quota 102 che consente di uscire anticipatamente dal lavoro con 64 anni di età e 38 anni di contributi.
Chi ricorrerà a Quota 103 per andare in pensione, inoltre, dovrà accettare di percepire un trattamento economico non superiore a cinque volte la minima, ovvero 2.850 euro, fino alla maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia.
A partire dal prossimo anno le lavoratrici potranno usufruire della pensione anticipata sempre dopo aver maturato 35 anni di contributi. Innalzato invece il requisito anagrafico che passa a 60 anni. E’ previsto, però, uno sconto temporale di un anno, fino a un massimo di due anni, per ogni figlio per le lavoratrici che rientrano in determinate categorie. Ovvero: caregiver familiari, invalidi civili con una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%; lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese in crisi.