Quando oggi saranno le ore 14.30 in Italia, il Bureau of Labour Statistics negli Stati Uniti pubblicherà il dato sull’inflazione nel mese di novembre. Dopo la discesa al 7,7% in ottobre dall’8,2% di settembre, analisti e investitori confidano che anche oggi assisteremo a un dato in calo. Secondo Bloomberg, l’attesa media sarebbe per il 7,3% su base annua, che equivarrebbe a un indice dei prezzi al consumo di poco mosso su base mensile. Per i T-bond un test importante. Il decennale americano nell’ultima settimana ha visto aumentare il rendimento dal 3,41% minimo toccato il 7 dicembre scorso al 3,53% di ieri.
Il mercato continua a stimare che la Federal Reserve alzi i tassi d’interesse fino al 5,25% nella prima metà dell’anno prossimo. Ma se oggi l’inflazione dovesse risultare inferiore alle attese, è probabile che gli investitori si riposizionino a favore di un apice dei tassi un po’ più basso. E ciò spingerebbe i T-bond, i cui rendimenti incorporano già previsioni “hakwish” sulla politica monetaria di Jerome Powell.
Reazione T-bond legata ai tassi FED
La parziale risalita dei rendimenti nel corso dell’ultima settimana si deve ad una lettura più alta delle attese per i prezzi alla produzione negli Stati Uniti a novembre. Ciò lascia temere che il dato sull’inflazione possa rivelarsi meno positivo del previsto. Nessuno sta scontando una risalita, ma se ciò accadesse l’impatto sul mercato obbligazionario globale sarebbe estremamente negativo. Una mini-catastrofe pre-natalizia. A quel punto, la stretta sui tassi FED sarebbe percepita più dura nei prossimi mesi o forse già al board di domani. I rendimenti tornerebbero ad impennarsi e i prezzi a crollare.
Lo scenario intermedio vedrebbe i rendimenti salire ancora di poco a seguito di un calo dell’inflazione inferiore alle previsioni. Infine, una discesa vi sarebbe nel caso in cui l’inflazione scendesse oltre le attese, vicino alla soglia del 7%.
I T-bond a 2 anni offrivano ieri un rendimento del 4,33%, +80 punti base o 0,80% sul decennale. La curva invertita segnala l’attesa per un futuro taglio dei tassi, generalmente legato all’arrivo di una recessione per l’economia americana. Questa scadenza risente particolarmente delle condizioni monetarie. Fintantoché la stretta della FED non verrà meno, i rendimenti biennali resteranno elevati. L’apice, in questo caso, fu raggiunto a novembre a quasi il 4,75%. La parziale ritirata anche su questa scadenza segnala che le aspettative sui tassi si sono moderate nell’ultimo mese. E ciò è avvenuto proprio a seguito del dato sull’inflazione di ottobre.