Pensioni: la lenta agonia dello stato sociale e le riforme mancate

Sempre meno residenti in Italia: aumenta la popolazione anziana e mancano i lavoratori. Impossibile pagare le pensioni così come sono troppo a lungo.
2 anni fa
1 minuto di lettura
pensioni

“Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori”. E pensionati, aggiungeremmo noi. Anzi, soprattutto di pensionati. E, per finire in bellezza, anche molto stitici nel fare bambini.

In Italia, infatti, non abbiamo solo un problema di pensioni, ma anche di demografia. O meglio, il primo dipende strettamente dal secondo. Se mancano lavoratori e aumentano i pensionati sarà sempre più difficile, in futuro, sostenere una spesa miliardaria per garantire a tutti rendite pubbliche.

Secondo l’ultimo censimento dell’Istat, la popolazione italiana residente a fine 2021 era di 59 milioni di persone.

In calo dello 0,3% rispetto al 2020, con un calo più marcato al Nord rispetto al Sud e alle Isole. Colpa della pandemia, ma soprattutto della cronica dinamica demografica che vede il nostro Paese invecchiare rapidamente e con un numero di nascite sempre più basso.

Il peso delle pensioni sulle nuove generazioni

Cosa c’entra questo con le pensioni? Ebbene, se non ci sono giovani alla base che versano contributi nel sistema pensionistico, sarà impossibile mantenere gli attuali livelli di pagamento, basati in prevalenza su una spesa assistenziale.

La continua e pronunciata denatalità in Italia, infatti, rende il sistema pensionistico italiano costoso, debole e instabile. Tutti i Paesi europei sono di fatto in crisi, ma per l’Italia il problema è più accentuato. Come dice Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat:

“a tassi di natalità che vanno poco oltre il 5 per mille si contrappongono tassi di mortalità ben al di sopra del 10 per mille”.

In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: la spesa per le pensioni non può reggere. Inutile girarci intorno, il problema non è la Fornero, ma la mancanza di giovani lavoratori per continuare a garantire il pagamento delle pensioni.

L’apporto degli immigrati è insufficiente

Solo grazie all’apporto degli immigrati in Italia, è stato possibile puntellare il welfare previdenziale e le pensioni.

Finora. Ma dalla recente indagine Istat emerge adesso che, per la prima volta, risulta in calo anche la popolazione straniera. In Italia che ne sono poco più di 5 milioni (regolarmente censiti). Come osserva il presidente dell’Inps Pasquale Tridico:

“impossibile mantenere gli attuali livelli di spesa pensioni con 23 milioni di lavoratori”.

Il problema della carenza di lavoratori risulta quindi accentuato: da un lato il crollo delle natalità e dall’altro la riduzione di manodopera straniera. Un mix che non può che far del male al sistema previdenziale che vede l’Italia proiettata verso un rapido invecchiamento della popolazione. Nel 20235, secondo le stime Istat, avremmo più over 65 di under 35.

In questo senso, non aver attuato per tempo una riforme pensioni corretta risulta deleterio. Già nel 1995, la riforma Dini non avrebbe dovuto introdurre il sistema contributivo subito, senza aspettare anni per la sua entrata a regime. Per non parlare delle deroghe (costose) alla riforma Fornero del 2012.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Acquistare casa con il sismabonus acquisti 110. L’Agenzia delle entrate spiega come (risoluzione n°77)

Certificate per investire su un trittico tecnologico con un rendimento annualizzato del 12,10%
Articolo seguente

Certificati Unicredit Memory Cash Collect Step Down: come investire sul macro-settore tecnologico con prime 6 cedole garantite