La sanatoria, o condono delle cartelle esattoriali, è il provvedimento che probabilmente interessa più i contribuenti italiani. Moltissime le famiglie, i singoli, le imprese e i professionisti sono alle prese con cartelle esattoriali di importo variabile e di periodi diversi. Inevitabile che sentire parlare di sanatoria, cancellazioni, sconti e rateizzazioni finisca con l’essere un argomento di dominio comune. Per evitare ogni genere di dubbio o incertezza, meglio fare il punto della situazione di tutte le cartelle che effettivamente verranno cancellate.
“Grazie per l’eloquente vostro lavoro dal punto di vista dell’informazione. Sono un cittadino italiano che si trova con alcune cartelle esattoriali da pagare. Non capisco quali vadano in sanatoria e quali no. Quali sono cartelle e quali ingiunzioni. E cosa significa questa differenza.”
La sanatoria delle cartelle e come capire bene la normativa di riferimento
La rottamazione delle cartelle è il provvedimento attraverso il quale un governo concede ai contribuenti indebitati di mettersi in regola con tasse, imposte e tributi evasi pagando a rate l’intero ammontare del debito scontato di alcune voci quali interessi e sanzioni. La rottamazione quater, come si chiama questa del governo Meloni ricalca perfettamente gli altri tre provvedimenti di rottamazione precedenti. E riguarda tutte le cartelle esattoriali a prescindere dagli importi che i contribuenti hanno a loro carico a partire dal primo gennaio 2000 e fino al 30 giugno 2022.
A dire il vero le cartelle inferiori a 1.000 euro tra il 2000 e il 2010 sono già state cancellate con un provvedimento di stralcio di due anni fa. Era il decreto Sostegni del governo Conte che decise di cancellare le cartelle di importo inferiore a 1.000 euro se affidate all’agente della riscossione entro il 2010. Di conseguenza, queste cartelle non essendoci più non rientrano nella rottamazione e nemmeno, ovviamente, nella nuova cancellazione.
Alcuni chiarimenti sulla sanatoria delle cartelle tra cancellazione e rottamazione
Nella rottamazione delle cartelle quindi, tutte quelle affidate alla riscossione dal 2015 al mese di giugno 2022 a prescindere dall’importo. Quelle dal 2000 al 2010 e dal 2010 al 2015 invece, solo se superiori a 1.000 euro. Infatti tra la prima cancellazione delle cartelle del 2021 e la seconda di adesso, le cartelle sotto i 1.000 euro non potranno andare in rottamazione perché già cancellate. La cancellazione non prevede domande da parte dei contribuenti interessati. La rottamazione invece prevede la domanda. Tutte queste cartelle che finiscono nella rottamazione potranno essere inserite nella sanatoria dal contribuente che entro il 30 aprile 2023 presenta domanda.
Il meccanismo dovrebbe essere quello delle rottamazioni precedenti. Ci sarebbe da collegarsi al sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, ed entrare nell’area che si chiama “definizione agevolata cartelle“, che oggi non è ancora attiva dal momento che la rottamazione così come tutta la legge di Bilancio deve ancora diventare ufficiale. Le cartelle da rottamare dovranno essere inserite dal diretto interessato e la procedura di richiesta è telematica.
La rateizzazione concessa e gli altri vantaggi della sanatoria
I contribuenti che presenteranno domanda e a cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione approverà l’istanza, potranno godere del pagamento rateale fino a 18 rate. La rateizzazione è una libera scelta dei contribuenti che potranno anche completare il pagamento in soluzione unica. La prima rata o il pagamento totale a saldo è prevista per il 31 luglio 2023. Le rate saranno trimestrali e fino al 2027. Saranno 4 rate all’anno e tutte in scadenza entro la fine del mese di febbraio, maggio, luglio e novembre.
Ingiunzioni e potere dei Comuni
Come è noto, i debiti che un contribuente ha maturato con gli enti locali fanno parte delle cartelle che sarà possibile rottamare o cancellare. Ma gli enti locali, soprattutto i Comuni, a volte scelgono vie diverse per la riscossione forzosa. Ci sono crediti che i Comuni in caso di evasione da parte dei contribuenti, incassano tramite i cosiddetti decreti ingiuntivi. Non tirano dentro Agenzia delle Entrate Riscossione, ma si avvalgono di concessionari differenti. Le ingiunzioni fiscali non essendo debiti affidati all’agente della riscossione, non dovrebbero finire in sanatoria.
Usare il condizionale è d’obbligo dal momento che nelle vecchie sanatorie anche le ingiunzioni fiscali furono ammesse, anche se solo quando il sindaco del Comune interessato aveva scelto di concedere questa possibilità ai suoi contribuenti. Anche nella rottamazione nuova verrà dato mandato ai sindaci di aderire o meno ma alla sanatoria per quanto riguarda i tributi di loro competenza. E non solo per le ingiunzioni fiscali ma anche per le cartelle vere e proprie.