“Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più. Se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu. Gli amici a questo servono a stare in compagnia. Sorridi al nuovo ospite, non farlo andare via. Dividi il companatico, raddoppia l’allegria“, recita un vecchio brano di Johnny Dorelli.
Un testo che a partire dal 2023 in molti potrebbero modificare, sostituendo il termine amico con la parola genitore o nonno. Proprio aggiungendo un genitore o un nonno over 60 al proprio nucleo familiare, infatti, molti sperano così di poter continuare a percepire il reddito di cittadinanza.
Legge di Bilancio 2023: gli ultimi emendamenti
Grazie alla Manovra il Governo attuerà dei tagli al reddito di cittadinanza. In particolare, gli ultimi emendamenti alla Legge di Bilancio porteranno a ridurre il periodo di erogazione del sussidio nel corso del 2023 da otto a sette mensilità a favore dei cosiddetti occupabili. Quest’ultimi sono i soggetti aventi un’età compresa tra 18 e 59 anni che possono lavorare. Sono esclusi, invece, i nuclei famigliari con disabili, minorenni o persone over 60 che beneficeranno del pagamento del reddito cittadinanza per tutti i dodici mesi del 2023.
E ora avere un genitore o un nonno nel nucleo familiare potrebbe convenire
Se in famiglia è presente una persona con più di 60 anni, quindi, il reddito di cittadinanza sarà salvo per tutto il 2023. Per questo motivo molte famiglie stanno pensando di aggiungere una persona over 60 al proprio nucleo familiare. Ma si può fare? Ebbene sì, la risposta è affermativa. Non vi è alcuna norma, infatti, che vieta di aggiungere un componente al nucleo famigliare.
Questo a patto che l’aggiunta sia effettiva. Ovvero la persona over 60 deve davvero cambiare residenza e vivere nella stessa abitazione del soggetto che richiede il reddito di cittadinanza.
Cambio di residenza fittizio: le possibili sanzioni
In caso di falsa dichiarazione di residenza, d’altronde, si rischia di dover fare i conti con conseguenze particolarmente pesanti, come la reclusione fino a due anni.
“chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all’articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni“.