Sanatoria cartelle e rottamazione: come contestare cartella e debito precedente

Come ricorrere contro la cartella esattoriale e come evitare di inserirla nella rottamazione e finire con il pagarla nonostante la sanatoria.
2 anni fa
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La sanatoria delle cartelle è ormai a un passo dal via. Ancora pochi giorni è sarà tutto chiaro riguardo le decisioni dei Comuni che avranno aderito allo stralcio o no. E poi si passerà alla cancellazione automatica delle cartelle sotto i 1.000 euro affidate all’agente della riscossione entro il 2015. Ma solo per debiti verso Agenzie Fiscali, Amministrazioni statali o Enti previdenziali pubblici. Per quelle dei Comuni o degli altri Enti diversi da quelli prima citati, per gli Enti che aderiranno, ecco lo stralcio, con cancellazione automatica solo di sanzioni e interessi.
Ed entro aprile 2023 via alle domande per la rottamazione delle cartelle. Dentro tutte le cartelle diventate di competenza dell’Agente della Riscossione tra il primo gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022.Ma parliamo di cartelle esattoriali. Importante l’affidamento al concessionario alla riscossione. Anche se si fa riferimento a debiti nei confronti dei Comuni, delle Regioni, delle Agenzie Fiscali e così via dicendo, si parla di cartelle. Questo deve essere chiaro. Infatti proprio questo aspetto è quello che può causare delle dubbie interpretazioni.

Un quesito alla redazione

“Gentili esperti, volevo proporvi un quesito che mi riguarda da vicino dal momento che parliamo di cartelle esattoriali a mio nome ma relative a una questione IRPEF del 2016. In pratica ho una cartella da 1.900 euro di IRPEF tra sanzioni, interessi e Irpef evasa. Importo che dovevo pagare per la dichiarazione dei redditi del 2017. Una cartella esattoriale che ho notato compare nel mio estratto di ruolo. Dal momento che devo rottamare due cartelle del bollo auto del 2018 e del 2019, mi chiedevo se potevo evitare di rottamare questa cartella IRPEF dal momento che secondo me quell’IRPEF non è da me dovuta visto che c’è un errore in quella dichiarazione dei redditi relativo alle ritenute IRPEF da me versate e non considerate in dichiarazione. Ritenute che avrebbero abbattuto del tutto l’imposta dovuta.
Posso contestare la cartella dal momento che facendo così potrei evitare di doverla inserire nella rottamazione?”

Contestare una cartella è possibile, ma solo se l’errore è del concessionario

Sulle cartelle esattoriali, soprattutto perché siamo alle porte di una grande sanatoria delle stesse, i dubbi sono costanti e quotidiani. Infatti molti confondono tasse evase, imposte non pagate e multe con le cartelle esattoriali. Su questo bisogna essere precisi perché la sanatoria riguarda le cartelle esattoriali e non le imposte e i tributi precedentemente evasi. In pratica la nuova sanatoria è delle cartelle esattoriali proprio perché fa riferimento a debito ormai diventati di competenza del concessionario alla riscossione. Si parla in questo caso di importi passati a ruolo. Le cartelle riguardano soltanto debiti già passati all’affidamento del concessionario alla riscossione. In termini pratici, se è un contribuente ha un debito nei confronti di un’agenzia fiscale, nei confronti dell’Inps, o anche nei confronti della Regione o del Comune, non potrà inserire questo debito nella sanatoria. Perché non si parla ancora di cartelle.

Cosa succede a un debito prima che diventi cartella esattoriale e finisca in sanatoria

In altri termini, anche aderendo alla rottamazione delle cartelle e pagando in unica soluzione a luglio 2023, o a rate fino al 2027, solo i debiti già cartelle al 30 giugno 2022 saranno agevolati. Il resto invece resterà da pagare, e se l’interessato continuerà nell’evasione, nei mesi successivi al 30 giugno 2022, è facile che questi debiti diventino cartelle a loro volta. Necessario distinguere tra le due differenti aree di debito di un contribuente, non soltanto per parlare di cartelle da rottamare o di cartelle in sanatoria. Infatti la distinzione è necessaria anche per capire come ricorrere e chiedere l’annullamento di una cartella o di un debito. Che sono due cose differenti. Ed è ciò che per esempio il nostro lettore potrebbe non aver ben capito.

Chiedere la cancellazione della cartella ma per vizi della cartella, l’unica via è questa

In termini pratici, se Agenzia delle Entrate Riscossione ha inviato una cartella esattoriale al contribuente, servirà a poco andare all’Agenzia delle Entrate Riscossione e provvedere a contestare la cartella. Se il perimetro di contestazione riguarda la validità della richiesta di un ente e non la validità della cartella stessa, niente da fare. In pratica il nostro lettore non potrebbe contestare una IRPEF evasa e secondo lui non dovuta, contestando la cartella di pagamento. Questa non può essere contestata all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Il contribuente dovrebbe intervenire alla fonte, cioè chiedendo all’Agenzia delle Entrate a cui l’IRPEF era dovuta tramite il modello 730 o il modello Redditi persone fisiche, la cancellazione del debito con tanto di sgravio della cartella.

Quando sbaglia il concessionario alla riscossione cambia tutto

Non sempre le cartelle esattoriali vanno pagate perché non sempre l’operato dell’Agenzia delle Entrate Riscossione è esente da errori. E sono due le vie di intervento per il contribuente. Che se trova un vizio nel debito deve contestare l’ente a cui la tassa o l’imposta era dovuta in origine. Questo non vuol dire però che una cartella esattoriale possa venire bloccata da un contribuente soltanto perché si scopre che l’oggetto della cartella all’epoca dei fatti non era dovuto. Perché solo se c’è un vizio nella cartella, sia di informazioni che di notifica per esempio, la contestazione può essere inviata verso l’operato del concessionario.

Impugnare la cartella, ecco le linee guida in vista della sanatoria

autovelox
Una volta notificata la cartella esattoriale, il contribuente può impugnarla rivolgendosi per esempio, al giudice di pace. Ma se un debito è diventato cartella, non si può, ricorrendo contro la cartella, andare a rispolverare eventuali anomalie sul debito originario. Anche perché il ricorso contro una tassa che un ente chiede di versare perché evasa precedentemente, non può essere promosso in eterno.
Tutti gli atti hanno una scadenza prefissata, anche come termine per ricorsi e contestazioni. Un tipico esempio di quanto fin qui detto riguarda per esempio una multa per superamento del limite di velocità e autovelox. Se la multa diventa cartella, il ricorso contro quest’ultima non può essere impostato contestando la legittimità della multa comminata dalla Polizia Locale, magari per autovelox non tarato. I termini per contestare la taratura della macchinetta e la susseguente multa ricevuta, sono ormai scaduti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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