Soltanto pochi giorni fa, tre economisti della Banca Centrale Europea pubblicavano un paper in cui scrivevano sulla necessità di potenziare le emissioni di Eurobond. I titoli del debito emessi dall’Unione Europea sono considerati “safe asset“, sebbene manchino ancora delle qualità essenziali per essere propriamente definiti tali. E lo segnala forse anche il recente ampliamento degli spread. Il riferimento si ha con i Bund, i titoli di stato della Germania. Essi sono un “benchmark” per l’Eurozona lungo tutte le scadenze.
Eurobond, spread in rialzo lungo la curva
Tra le emissioni recenti di Eurobond, abbiamo la scadenza 4 marzo 2053 con cedola 3% (ISIN: EU000A3K4DY4). Ieri, si acquistava sul mercato secondario per 98 centesimi, cioè sotto la pari. Al suo debutto di inizio dicembre, la quotazione si attestava sopra 106,70. Da allora il rendimento è salito dal 2,57% al 3,10%. Nel frattempo, lo spread con il Bund a 30 anni si è ampliato da 92 a 103 punti base.
Lo stesso trend lo scorgiamo per le altre scadenze. L’Eurobond 4 febbraio 2033 e cedola 2,75% (ISIN: EU000A3K4DW8) quotava ieri 99 centesimi e offriva un rendimento del 2,86%. Questo si confrontava con il 2,18% del Bund. Pertanto, lo spread si attesta sui 68 punti, anche in questo caso in rialzo di quasi una decina di punti dai 59 del debutto a fine novembre.
E veniamo all’Eurobond a 5 anni. Scadenza 2 giugno 2028 e zero coupon (ISIN: EU000A287074). Qui, siamo nell’ambito delle emissioni SURE per finanziare la sicurezza occupazionale europea durante la pandemia. Il titolo debutta sul mercato agli inizi di febbraio del 2021. Allora, la durata residua era di oltre 7 anni e prezzava sopra la pari, per cui rendeva -0,43%.
Possibili fattori di debolezza
In pratica, sta accadendo che gli Eurobond mostrino un trend peggiore dei Bund sin dalla loro emissione. E dire che le premesse fossero diverse. Anzi, con l’ampliarsi di questo mercato si pensava che la maggiore liquidità avrebbe reso secondari gli investimenti nei titoli di stato nazionali. I più alti spread segnalerebbero proprio un maggiore rischio di liquidità scontato dal mercato nei prezzi. D’altra parte, potrebbero persino essere una buona notizia. Se gli investitori pretendono rendimenti relativamente ancora più bassi per i Bund, malgrado il boom annunciato delle emissioni per finanziare la lotta al caro bollette, significa che credono nella tenuta dell’economia tedesca e dell’intera Eurozona. Ciò spiegherebbe almeno in parte il restringimento degli spread anche tra Italia e Germania.