Intervenendo all’edizione 2023 di Telefisco, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha preso atto del problema delle plusvalenze gonfiate nel mondo del calcio. Ha affermato che tutti sembrano esserne a conoscenza, ragione per cui si richiede una riforma fiscale da parte del legislatore. Il tema è diventato nuovamente bollente negli ultimi giorni dopo che la Corte Federale d’Appello della FIGC ha inflitto alla Juventus 15 punti di penalizzazione in classifica di campionato della Serie A, al contempo condannando la dirigenza all’inibizione all’attività.
Come funzionano plusvalenze incrociate
Cosa sono le plusvalenze incrociate? Di questo tema abbiamo discusso più volte negli anni. Facciamo un rapidissimo ripasso. La società A vende alla società B il giocatore X. Il valore di mercato di quest’ultimo sarebbe per ipotesi di 10 milioni, ma la cessione avviene per 30 milioni. In questo modo, A mette a bilancio un’entrata più alta per abbellire i conti. Sì, ma così la società B strapagherebbe X e annegherebbe nei debiti? Non esattamente. A sua volta, B vende ad A il giocatore Y ad un prezzo spropositato, in modo da coprire l’extra-costo a bilancio caricatosi con l’acquisto di X.
Cosa succede con questo gioco sulle plusvalenze incrociate? Sia A che B producono bilanci gonfiati subito e senza passaggio di denaro contante, dato che le compravendite sono regolate solamente attraverso scambi contabili. Per la durata dei contratti di acquisto, poi, avranno modo di “spalmare” gli alti costi. Pertanto, i benefici si avranno per entrambe le società già con il primo bilancio, mentre i costi saranno ammortizzati negli anni. Chiaramente, questo gioco diventa come una droga. Affinché si regga in piedi nel tempo, è necessario che A e B continuino anche negli anni successivi a realizzare plusvalenze fittizie, più che coprendo i costi delle operazioni passate.
Quale tipo di riforma fiscale ha in mente il governo? Non è dato sapersi. Tuttavia, possiamo immaginare qualcosa in base a quanto scrisse la Corte Federale nel maggio scorso, quando in prima battuta aveva assolto la Juventus. Notando come non vi fosse alcun riferimento ufficiale per valutare il prezzo di mercato delle prestazioni calcistiche di un giocatore, al contempo proponeva alcuni interventi in materia. Uno di questi consisteva nella “valutazione del costo di acquisto del diritto negli anni successivi a quello di prima contabilizzazione”.
Propositi di riforma fiscale
Cosa significa questo punto nel concreto? Il valore contabile di un calciatore dovrebbe poter variare anche successivamente all’acquisto. Esso potrà subire riduzioni nei casi di impiego sotto le attese. Facciamo un esempio: B ha comprato a prezzi gonfiati X per fare un favore ad A e per ricevere a sua volta un favore da A con la cessione di Y. Ebbene, se mette in panchina X o lo fa giocare poco e niente, così come avviene per qualsiasi cespite, anche le prestazioni del calciatore dovranno potere subire svalutazioni. Questo incepperebbe il meccanismo delle plusvalenze, perché successivamente al primo anno di contabilizzazione il valore del giocatore dovrebbe essere ridotto, infliggendo una perdita alla società che lo ha in rosa. Il costo, invece, non può essere modificato. Pertanto, chi ha acquistato a prezzi fuori mercato resta fregato. E poiché lo sa sin dall’inizio, eviterebbe sul nascere possibili perdite causate da plusvalenze artificiose.
Il problema resterebbe il meccanismo pratico che porterebbe alla svalutazione del giocatore. Mentre un’azienda tendenzialmente conosce il valore di mercato di un prodotto in magazzino, per una società di calcio le valutazioni appaiono più ambigue e discrezionali.