“Gennaio. I colori del mondo svaniscono a uno a uno, come segni sbagliati sulla lavagna, sotto il cancellino di una maestra devota al rigore e al bianco della neve“, afferma Fabrizio Caramagna. Gennaio, d’altronde, è noto per essere uno dei mesi più freddi, con gli alberi privi di foglie e gli animali che vanno in letargo.
Ma non solo, è anche il mese del cambiamento, in cui salutiamo l’anno vecchio per dare il benvenuto a quello nuovo. Lo sanno bene molti percettori di reddito di cittadinanza per cui il primo mese del 2023 segnerà la fine del sussidio in questione.
Al via i controlli dell’Inps
Introdotto per garantire un sostegno alle persone alle prese con delle difficoltà economiche, il reddito di cittadinanza è finito spesso al centro delle polemiche perché sembra scoraggiare la ricerca di lavoro. Un punto di vista condiviso anche dal Governo Meloni. Infatti proprio per questo motivo ha deciso di apportare delle modifiche al sussidio targato Movimento 5 Stelle.
Entrando nei dettagli saranno molti i percettori che dovranno dire addio al reddito di cittadinanza, già a partire dal mese di gennaio 2023. Ma per quale motivo? Ebbene, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha dato il via a dei controlli in seguito ai quali molti percettori perderanno il sussidio. In particolare è prevista la decadenza nel caso in cui uno dei membri del nucleo famigliare non effettui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Oppure non sottoscriva il Patto per l’inclusione sociale.
Ecco per chi gennaio sarà l’ultima ricarica del reddito di cittadinanza
Tra gli altri motivi per cui il reddito di cittadinanza viene revocato si annovera la mancata partecipazione, senza giustificato motivo, a corsi di formazione o riqualificazione professionale. Stesso discorso vale se il titolare del sussidio non aderisca ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui quest’ultimi siano stati istituiti dal Comune.
I percettori del reddito di cittadinanza perderanno tale diritto anche nel caso in cui non accettino almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accettino la prima offerta di lavoro congrua. Tra le altre motivazioni, si citano la mancata comunicazione dell’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure se effettuano comunicazioni mendaci. Per finire, l’Inps non erogherà il reddito di cittadinanza se il soggetto interessato non provvede all’aggiornamento dell’Isee oppure se, in seguito a dei controlli, si scopre che svolge attività di lavoro dipendente o autonomo.