I fondi pensione convengono ancora?

In fumo i rendimenti dei fondi pensione nel 2022. Chi ha sottoscritto la previdenza integrativa dieci anni fa, non ci ha guadagnato nulla, mentre il Tfr continua a dare soddisfazioni.
2 anni fa
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fondi pensione

Il 2022 è stato l’anno nero dei fondi pensione. Il ritorno dirompente dell’inflazione, alla quale non eravamo più abituati, ha riportato i risparmiatori coi piedi per terra. Del resto, l’era dei tassi a zero, durata circa un decennio, rappresenta una anomalia e non la regola nella storia dei mercati.

Il punto è che, durante questo decennio, i fondi pensione per garantire rendimenti superiori a quelli offerti dal Tfr e attirare sempre più lavoratori si sono impegolati in manovre finanziarie speculative ad alto rischio.

Ne è la dimostrazione del crac dei fondi pensione inglesi dove lo Stato è dovuto intervenire in soccorso ai fondi per evitare un cataclisma finanziario. Operazione messa subito a tacere dia media, ma che non può essere dimenticata.

Il disastro dei fondi pensione nel 2022

In Italia, dove lo cose stanno in maniera un pochino diversa poichè la propensione a farsi una previdenza integrativa coi fondi pensione stenta a decollare (per fortuna), i contraccolpi non sono mancati. Chi più e chi meno, ha perso soldicoi fondi pensione.

Il rendimento dei fondi pensione è crollato del 10% nel 2022, mentre il Tfr si è rivalutato del 8,3%. Secondo i dati appena diffusi dalla Covip, la Commissione di Vigilanza i rendimenti netti sono stati pari a

  • -9,8% per i fondi negoziali,
  • -10,7% per i fondi aperti
  • -11,5% per i PIP (Piani pensionistici individuali) di ramo III.

Valutando i rendimenti dal 2013 al 2022 il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato del 2,2% per i fondi negoziali, del 2,5% per i fondi aperti a fronte di una rivalutazione del Tfr del 2,4%.

Il che significa che negli ultimi dieci anni il Tfr ha reso più dei fondi pensione. Non solo: chi ha lasciato i soldi in azienda senza destinarli a gestori rapaci oggi può contare su un tesoretto sempre disponibile per qualsiasi esigenza. Anche per farsi una pensione integrativa investendo in Btp al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

In 10 anni il Tfr ha reso di più

In 12 mesi, oltre 300 fondi aperti, hanno perso mediamente il 10% del proprio valore (dati Fida) a causa del crollo delle borse. Un tonfo che equivale a quasi 10 anni di crescita pregressa e ammonta a 7,7 miliardi di euro. In altre parole, chi ha investito soldi nei fondi 10 anni fa oggi si ritrova la stessa somma versata. Chi ha investito dopo, ha perso soldi.

Al contrario, si scopre che i Tfr sono tornati a battere i fondi pensione. In tempi di vacche magre, del resto, questo tipo di investimento rappresenta un porto sicuro. Anzi rende anche di più. Secondo i dati ufficiali, la rivalutazione del trattamento di fine rapporto che resta in azienda è crescita di moto essendo legata all’inflazione.

Da inizio 2022 l’impennata dell’inflazione ha fatto così lievitare la rivalutazione del Tfr mettendo a segno un rialzo del 8,3% in 12 mesi. In questo momento, quindi, meglio tenersi stretto il Tfr ed evitare i fondi pensione.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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