Come sapere da che momento rientri nella Quota 41: la risposta non è scontata

L’ipotesi di riforma pensioni con Quota 41 è sul tavolo del ministro Calderone. Come potrebbe essere attuata senza sconvolgere le finanze pubbliche.
2 anni fa
1 minuto di lettura
opzione donna

Molti lavoratori si attendono dal prossimo anno di andare in pensione con Quota 41. Ossia con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Tutto dipenderà dalla sostenibilità finanziaria di una riforma del genere che ora è ancora difficile da prevedere.

Tuttavia, entro 5-6 mesi la riforma pensioni dovrebbe prendere forma per essere poi approvata con legge di bilancio 2024. Parole di Maria Elvira Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, che dichiara quanto sia importante porre la parola fine a interventi tampone per superare la Fornero.

Cosa aspettarsi dalla riforma pensioni

Ma se queste sono le promesse del ministro Calderone, cosa aspettarsi in concreto per l’anno prossimo? Difficile che il governo apra le porte a uscite anticipate per tutti con Quota 41. Il che è intuibile da come sono state riformate le uscite anticipate quest’anno.

Da una parte è stata concessa la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 di età (Quota 103), ma con limite di assegno non superiore a 5 volte il trattamento minimo. E solo fino al 31 dicembre. Mentre dall’atra è stata tagliata di netto Opzione Donna i cui requisiti sociali ne limitano fortemente l’accesso.

E’ quini plausibile aspettarsi che Quota 41 possa vedere la luce, al limite, in forma graduale coinvolgendo solo determinate classi di lavoratori. Magari quelli finora esclusi dalle uscite anticipate di Quota 102 e Quota 103. Il che, però contrasterebbe con le intenzioni del ministro Calderone di superare una volta per tutte il meccanismo delle quote. Quindi cosa aspettarsi?

Quota 41 interamente contributiva

Una delle ipotesi più accreditate è quella di offrire, a partire dal 2024, Quota 41 a tutti indistintamente. Cioè mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età a patto che si opti il regime di calcolo contributivo dell’assegno. Un po’ come avviene per Opzione Donna dove le lavoratrici accettano volontariamente la migrazione dei contributi versati prima del 1996.

Una penalizzazione che non sarebbe particolarmente pesante, come per Opzione Donna. Difatti, per chi avrà 41 anni di lavoro alle spalle senza interruzione avrà una ricaduta minimale sull’importo della pensione. A conti fatti, sarebbero solo 12 gli anni di contribuzione su 41 da migrare, circa il 30%. Percentuale che tenderà a diminuire col passare degli anni fino ad azzerarsi nel 2036.

Con Quota 41 contributiva la spesa per lo Stato potrebbe essere sostenibile agevolando al contempo le uscite per chi ha lavorato tanti anni. Rimarrebbe comunque una scelta in capo al lavoratore che, maturati i requisiti contributivi, potrebbe anche uscire al compimento di 60 anni di età. Come avviene oggi per Opzione Donna.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

cessione del credito
Articolo precedente

Cessione credito, il governo apre agli incapienti (esempi pratici)

blocco-cessione-credito
Articolo seguente

Lavori in edilizia libera, come provare la data inizio lavori dopo lo stop a cessione credito