Ieri, il Tesoro ha raccolto altri 5,25 miliardi di euro con l’emissione di due nuove tranche di altrettanti bond. L’importo offerto è stato il massimo della forchetta fissata alla vigilia. I risultati dell’asta confermano qualche preoccupazione del mercato sul fronte dell’inflazione. Ma prima di addentrarci in questa analisi, vediamo quali erano i titoli di stato collocati. C’era il BTp short term, scadenza 28 marzo 2025 e cedola annuale lorda del 3,40% (ISIN: IT0005534281). Questo nuovo titolo ha raccolto 3,75 miliardi, a fronte di ordini per 5,65 miliardi.
Poi c’è stata la quattordicesima tranche del BTp€i 15 maggio 2033 e cedola reale 0,10% (ISIN: IT0005482994). Raccolti 1,5 miliardi contro offerte per 2,15 miliardi. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 81,07 centesimi, corrispondente a un rendimento alla scadenza del 2,19%. Questo bond ha la caratteristica di essere indicizzato al tasso d’inflazione rilevato dall’Eurostat per l’Area Euro. Dal confronto con il rendimento offerto dal bond con cedola fissa di pari durata si può ricavare l’inflazione attesa. Nel nostro caso, il confronto avviene con il BTp a 10 anni in scadenza l’1 maggio 2033 e che ieri offriva un rendimento di quasi il 4,50%.
Risultati asta, dubbi su inflazione futura
Dunque, i risultati dell’asta segnalerebbero che il mercato nutrirebbe aspettative d’inflazione superiori al target BCE per la media del prossimo decennio. E il dato risulterebbe nettamente superiore all’inflazione media nel decennio pre-Covid. Non è una buona notizia per i consumatori e gli investitori sul mercato a reddito fisso. I redditi e i rendimenti reali ne uscirebbero defalcati. Pensate, ad esempio, a chi solamente un anno fa acquistò un BTp a 10 anni con rendimento lordo del 2% o poco più. Credeva di avere fatto un affare sulla base dei tassi medi d’inflazione passati, mentre oggi scopre che probabilmente porterà a casa fino alla scadenza un rendimento reale negativo.
Sul BTp€i abbiamo già spiegato, poi, che il prezzo effettivo di acquisto non è quello emergente dalla sola quotazione. Nel nostro caso, su 1.000 euro investiti non pagheremmo 810,70 euro soltanto, bensì 904,74 euro. Ciò è dovuto all’indicizzazione del bond dalla sua emissione ad oggi per l’11,6% segnalato dal Tesoro e corrispondente alla crescita dell’indice dei prezzi Eurostat dal novembre 2021.
Infine, i risultati dell’asta per il BTp short term ci pongono dinnanzi a un dubbio: il rendimento netto coprirà o meno l’inflazione nei prossimi due anni? Il governo prevede un’inflazione del 4,3% per quest’anno e un forte rallentamento per il prossimo. Difficili le previsioni con largo anticipo in una fase di volatilità dei prezzi per via della crisi energetica ancora in corso, pur affievolita, e di variabili come la fine dei lockdown in Cina e lo spettro recessione presso le economie più avanzate.