“Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, ponendo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno“, afferma Paulo Coelho. Parole indubbiamente significative, che portano a riflettere su un argomento importante come quello del rapporto con le persone che non sono nate in Italia.
Nel corso degli anni, d’altronde, si è assistito a un flusso migratorio, sia in entrata che in uscita, molto consistente. Proprio per questo motivo non si può sottovalutare una tematica particolarmente importante, come quella della migrazione, che ha un impatto non indifferente sulla società e anche sull’economia del Paese.
A tal fine, però, non bastano le parole. È bensì necessario intervenire attraverso misure ad hoc, anche di carattere economico. Ne è un chiaro esempio il reddito di cittadinanza che nel corso degli ultimi anni si è rivelato essere un valido sostegno anche per molti stranieri. Ma cosa rischiano quest’ultimi in seguito ai recenti tagli decisi dal Governo a guida Meloni? Ecco cosa c’è da aspettarsi.
Cittadino straniero, quali titoli possedere per ottenere il sussidio
In base a quanto si evince dal sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, hanno diritto al reddito di cittadinanza i cittadini stranieri che rispettano determinate condizioni. Ovvero familiari di un cittadino italiano o dell’Unione Europea, titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. Ma non solo, anche i soggetti con permesso di soggiorno per protezione internazionale e i cittadini di un Paese extra UE con permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o apolidi in possesso di permesso analogo. Oltre al possesso di tali requisiti è necessario che i soggetti interessati abbiano registrato la propria residenza in Italia per almeno dieci anni, con gli ultimi due anni che devono essere continuativi.
Con i nuovi tagli gli stranieri perderanno il reddito di cittadinanza?
Proprio il reddito di cittadinanza nel corso del 2023 verrà erogato per un periodo pari a massimo sette mesi ai cosiddetti occupabili. Ovvero i soggetti con un’età compresa tra 18 anni e 59 anni in grado di lavorare. Questo a patto che i percettori frequentino un corso di formazione o riqualificazione professionale pari ad almeno sei mesi. In caso contrario il sussidio non verrà più riconosciuto. Il 2024, inoltre, segnerà l’anno dell’addio definitivo del sussidio targato Movimento 5 Stelle.
A essere interessati da tali modifiche, ovviamente, anche i cittadini stranieri percettori del reddito di cittadinanza. Proprio quest’ultimi, stando ad alcune stime, saranno tra i più colpiti dai tagli al reddito di cittadinanza. Questo come sottolineato dall’Ufficio parlamentare di bilancio per via della minore presenza di persone disabili all’interno dei nuclei famigliari.