Lo spettro della recessione per l’economia italiana si allontana di mese in mese. Nell’ultimo trimestre del 2022, il PIL ha registrato un calo congiunturale dello 0,1%. Tecnicamente, se fosse seguito da un altro calo nel trimestre in corso, andremmo in recessione. Il Centro studi di Confindustria tende ad escluderlo. L’ottimismo sale anche sul piano internazionale, con il Fondo Monetario ad avere rivisto al rialzo delle stime di crescita per il nostro Paese a +0,8% nel 2022. La frenata dal +3,9% dell’anno scorso è palese, ma dopo due anni di maxi-rimbalzi seguiti al crollo durante la pandemia era anomalo anche solo attendersi un prosieguo a quei ritmi.
Cresce fiducia di consumatori e imprese
Migliorano le valutazioni sull’economia in generale, così come sulla condizione personale, sull’opportunità di fare acquisti in questa fase e di risparmiare in futuro. Tra le imprese cresce la fiducia per il commercio al dettaglio, mentre scende tra i servizi e le costruzioni. C’entra senz’altro lo stop al Superbonus deciso nei giorni scorsi dal governo. Ed è anche probabile che sia finito il rimbalzo dei servizi dopo il lungo rimbalzo seguito alla fine delle restrizioni anti-Covid.
È interessante notare che la fiducia di consumatori e imprese in questi primi quattro mesi di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi sia salita sensibilmente. Ad ottobre, mese del suo insediamento, tra i primi era a 90,1 punti e tra le seconde a 104,5 punti. La fiducia dei consumatori era scesa solo a gennaio, mentre quella delle imprese è salita sempre in questo frangente, stabilizzandosi tra gennaio e febbraio. Questo significa che l’umore del mercato sta migliorando in controtendenza rispetto alle previsioni apocalittiche dei mesi scorsi.
Recessione economia italiana più lontana
Complice il clima mite di questo inverno, il prezzo del gas è crollato sotto 50 euro per Mega-wattora. Ruotava intorno ai 125 euro nei giorni in cui si formava il governo Meloni. Da allora, -60%. Ciò ha consentito all’authority per l’energia di tagliare già le bollette del gas a gennaio del 34,5% e con ogni probabilità accadrà lo stesso, pur in percentuali inferiori, per febbraio. Andamento analogo per la luce, a -20% a gennaio. L’inflazione resta alta. Oggi conosceremo il dato del mese in corso. Abbiamo iniziato il 2023 al 10%, comunque molto meno dell’11,6% di dicembre e dell’11,8% di ottobre e novembre.
L’indice dei prezzi per i consumatori si sta stabilizzando dopo la corsa sfrenata dell’anno scorso. Le imprese già registrano la riduzione dei costi di produzione e con anticipo hanno segnalato una maggiore fiducia per il futuro. Per il governo Meloni si tratta di una grossa opportunità da sfruttare per rinvigorire la crescita economica. Se il PIL regge, i conti pubblici saranno migliori delle attese. Serve assecondare la fiducia del mercato con azioni lungimiranti e al contempo d’impatto. Micro-riforme, molte delle quali a costo zero, che sostengano capacità di spesa delle famiglie ed investimenti e assunzioni delle imprese. Iniziato sotto i peggiori auspici, il 2023 potrà riservare sorprese positive per l’economia italiana.