Superbonus 110, ecco perché l’ISTAT ha rivisto il deficit di oltre 80 miliardi nei tre anni passati

Il Superbonus ha impattato sul deficit per oltre 80 miliardi di euro nel triennio 2020-'22. L'ISTAT ha dovuto rivedere i conti, ecco come.
2 anni fa
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Superbonus 110, impatto sul deficit

L’ISTAT ha dovuto rivedere i calcoli sul deficit pubblico per gli anni 2020, 2021 e 2022 al fine di tenere conto del nuovo trattamento contabile dei crediti d’imposta. E così, il disavanzo fiscale nell’anno della pandemia è rivisto al rialzo dal 9,5% al 9,7% del PIL. Per il 2021, s’impenna dal 7,2% al 9%. E l’anno scorso, è salito dal 5,6% previsto dal NADEF all’8%. In tutto, gli scostamenti cumulati hanno ammontato al 4,4% del PIL nel triennio considerato. Sulla base dei dati di cui disponiamo, Superbonus 110 e altri bonus edilizi avrebbero così impattato sui conti pubblici per oltre 80 miliardi di euro.

Per quest’anno, invece, l’impatto sarebbe contenuto. Il governo Meloni ha fissato al 4,5% il deficit-obiettivo per il 2023. Sull’esercizio peseranno, però, anche le fatture scontate nel primo mese e mezzo, cioè prima che il decreto d’urgenza bloccasse sconto in fattura e cessione del credito per i lavori non avviati e per quelli senza Cila già presentata alla scadenza del novembre scorso.

In base alle stime, si tratterebbe di 4-5 miliardi al massimo. Il deficit salirebbe di un altro 0,2-0,3%, ma c’è da dire che il governo si mostra speranzoso di poter centrare ugualmente l’obiettivo del 4,5%. Ciò sarebbe possibile tra maggiore crescita del PIL e risparmi di spesa grazie al crollo del prezzo del gas. Quest’ultimo è sceso sotto i 50 euro per Mega-wattora. Alla fine dell’agosto scorso, era schizzato al massimo storico di 340 euro. Il taglio delle bollette non solo rilancia i consumi e l’economia italiana, ma consente allo stato di spendere meno per aiutare famiglie e imprese.

Superbonus non impatta su debito pubblico

Resta il problema dei 19 miliardi di crediti incagliati e per i quali può e deve essere trovata una soluzione per evitare che migliaia di cantieri si blocchino e altrettante ditte falliscano. Esistono più soluzioni tecniche possibili. Da ieri, comunque, perlomeno il governo ha un quadro preciso sui conti pubblici, migliore di quello temuto quando a metà febbraio fu approvato il decreto d’urgenza su Superbonus e altri bonus edilizi.

Stando alla riclassificazione dei crediti d’imposta da parte dell’Eurostat, gli sconti in fattura praticati in questi anni sarebbero dovuti o essere tutti caricati sul 2023 e i prossimi esercizi o nei periodi in cui furono generati. Il governo Meloni ha optato per questa seconda scelta, in quanto ciò le consente di limitare gli aggravi per quest’anno e di mantenere quasi intatti i margini di manovra dei conti pubblici. D’altra parte, è vero che i deficit negli anni passati sono stati rivisti al rialzo, ma non graveranno sul debito pubblico. Infatti, sul piano contabile questi sconti in fattura non aumentano lo stock delle passività a carico degli italiani, chiusosi a 2.762,5 miliardi di euro alla fine di dicembre.

Sempre l’ISTAT, infine, ieri ha diffuso le stime definitive sul PIL nel 2022. Sale a 1.909,154 miliardi di euro, in crescita del 6,8% in termini nominali e del 3,7% in volume o termini reali. Rispetto alla stima preliminare del +3,9%, quindi, l’economia italiana risulta essere cresciuta un po’ meno. A questo punto, siamo anche in grado di comunicarvi il dato ufficiale del rapporto debito/PIL: 144,7%, sotto le previsioni del governo del 145,7%. Era al 150,3% nel 2021.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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