Non sono state solamente le azioni dell’ex monopolista telefonico ad essere rimbalzate negli ultimi mesi. Anche le obbligazioni TIM hanno offerto grosse soddisfazioni ai possessori. In particolare, oggi vi diamo conto del titolo “callable” denominato in dollari e in scadenza il 30 settembre 2034 con cedola 6% (ISIN: US87927VAM00). E’ negoziato sull’EuroTlx di Borsa Italiana da quattro anni. E’ un bond garantito e non subordinato. Il lotto minimo acquistabile è di 1.000 dollari, meno di 1.000 euro al tasso di cambio attuale.
Queste obbligazioni TIM oggi si comprano sul mercato a più di 85 centesimi e offrono alla scadenza un rendimento di circa l’8,35%.
In definitiva, avremmo 820,75 euro contro i 742 spesi per l’investimento. Le obbligazioni TIM ci avrebbero fatto guadagnare più del 10% in quattro mesi. Ma ci sarebbe andato persino meglio comprarle all’inizio dell’anno per 77 centesimi. In termini di prezzo, sono salite nel frattempo del 10%. E il dollaro contro l’euro ha guadagnato lo 0,5%. Sul fronte cedola, avremmo maturato l’1,3% dell’esborso. Il guadagno sfiorerebbe il 12% lordo.
Rischi da obbligazioni TIM in dollari
Acquistando queste obbligazioni TIM ci esponiamo a due rischi principali. Il primo riguarda lo stato di solvenza della compagnia che le ha emesse. E c’è da sottolineare come per tutte le principali agenzie internazionali il rating assegnato è “non investment grade”: BB- per S&P, B+ per Fitch e B1 per Moody’s.
Le obbligazioni TIM si mostrano speculative per via anche delle vicissitudini che riguardano la governance. Nel giro di poche settimane, alla società sono arrivate due offerte concorrenti per rilevare la rete. Tra cash e debiti, 20 miliardi di euro in entrambi i casi. Questo migliora il profilo finanziario dell’ex monopolista, perché abbatte il rischio di insolvenza grazie all’abbattimento del debito e della liquidità incassata.
Certo, le obbligazioni TIM in dollari restano lontane dai picchi toccati nel gennaio 2021, quando la quotazione arrivò a quasi 123. Allora, il rendimento crollò a un minimo del 3,65%. Nel frattempo, il dollaro ha guadagnato il 15% contro l’euro, dimezzando le perdite accusate dall’obbligazionista sul fronte prezzi (-30%).