Bentornato al Patto di stabilità. Dal 2024, l’Unione Europea ha fatto sapere che cesserà la sospensione delle regole di bilancio adottata durante la pandemia. Il commissario agli Affari monetari, Paolo Gentiloni, ha commentato favorevolmente l’iniziativa, sebbene abbia aggiunto che Bruxelles non potrà ignorare cosa sia accaduto e che siamo nel bel mezzo di una guerra in Europa. Era il 2020, quando la Commissione annunciò che, a seguito della pandemia, il Patto di stabilità veniva sospeso. Di proroga in proroga, la sospensione durerà fino a tutto quest’anno.
Cos’è il Patto di stabilità
Non ci sono grosse certezze su quali saranno ripristinate e con quale perseveranza reale da parte dei commissari. Quando parliamo di Patto di stabilità, facciamo riferimento essenzialmente a due regole di bilancio: deficit non superiore al 3% del PIL e debito pubblico non superiore al 60% del PIL. I paesi comunitari con “significative deviazioni” rispetto a tali target sono sottoposti a monitoraggio. E nel caso d’infrazione, rischiano sanzioni. Ad oggi, nessun governo è mai stato sanzionato per deficit eccessivo. In realtà, non ve n’è bisogno. E’ sufficiente che la sanzione arrivi dai mercati per riportare un minimo di ordine fiscale e dissuadere i governi dall’ingaggiare una battaglia contro Bruxelles per sfuggire alle regole di bilancio. Si veda a tale proposito l’Italia tra il 2018 e il 2019 sotto il primo governo Conte.
Stando alla Nota di aggiornamento al DEF del novembre scorso, il governo Meloni stima al 3,7% il deficit per il 2024 e al 3% per il 2025. Questo significa che, formalmente, l’anno prossimo infrangeremmo le regole di bilancio contenute dal riattivato Patto di stabilità. Ma c’è da aspettarsi un atteggiamento prudente della stessa Commissione. Anzitutto, perché l’economia europea nell’ultimo trimestre del 2022 non è cresciuta e rischia di questo passo di cadere nella recessione.
Regole di bilancio, tensioni poco probabili l’anno prossimo
Secondariamente, il 2024 sarà un anno elettorale. In primavera si vota per eleggere il nuovo Europarlamento. Tutti vorranno evitare tensioni politiche, che avrebbero riflessi negativi sulla composizione della prossima assemblea. E non dobbiamo dimenticare che da mesi è in corso una discussione, ancora non entrata realmente nel vivo, sulla riforma del Patto di stabilità. La Commissione ha proposto un approccio più bilaterale nel monitoraggio dei conti pubblici. Bruxelles e singoli governi tratteranno di volta in volta le misure da adottare per ottemperare alle regole di bilancio. D’altra parte, su pressione del Nord Europa i commissari hanno promesso minore discrezionalità nell’apertura di eventuali procedure d’infrazione.
Negli anni passati, vi fu una vistosa tolleranza per i conti pubblici disordinati di Francia e Spagna. Ciò irritò Germania e cosiddetti paesi frugali, i quali lamentarono la scarsa credibilità delle regole di bilancio. Per l’Italia non ci sarebbero grossi sconti, a causa dell’elevatissimo rapporto tra debito e PIL (circa il 14%% nel 2022). Tuttavia, non dovremmo aspettarci un confronto a muso duro tra Commissione e governo Meloni. Al secondo sarà concessa con ogni probabilità un minimo di flessibilità fiscale, in cambio di misure pro-crescita da implementare nell’ambito del PNRR. Dulcis in fundo, la presidente Ursula von der Leyen potrebbe trovare politicamente più conveniente un approccio morbido con Roma in cambio dei voti di Fratelli d’Italia all’Europarlamento dopo le elezioni europee.