Risultati asta BoT a 12 mesi, rendimento sale al 3,613%

I risultati dell'asta di BoT a 12 mesi confermano che i rendimenti continuano a salire, almeno sul tratto breve della curva
2 anni fa
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Rendimenti annuali in asta sotto il 2,90%
Rendimenti annuali in asta sotto il 2,90% © Licenza Creative Commons

Altri 6,5 miliardi di euro nelle casse del governo, l’importo massimo prefissato dal Tesoro per l’asta di BoT a 12 mesi di oggi (ISIN: IT0005537094). Scadenza 14 marzo 2024, i titoli sono stati aggiudicati al prezzo medio di 96,457 centesimi. Il corrispondente rendimento lordo alla scadenza risulta essere così del 3,613%. La domanda è stata relativamente più abbondante rispetto all’emissione di febbraio, pari a 1,41 volte l’importo offerto da 1,33. Sono arrivati, infatti, ordini per un controvalore di 9,19 miliardi.

Ma ad essere salito in questa asta BoT è stato anche il rendimento di ben 43 centesimi (+0,43%).

Infatti, il mese scorso i BoT a 12 mesi avevano esitato il 3,179%. Vi avevamo avvertiti che sarebbe andata così. Anzi, ci aspettavamo persino un rendimento in ulteriore crescita. A frenare i rialzi è il ritorno parziale agli acquisti del mercato nelle ultime sedute.

Asta BoT 12 mesi conferma appiattimento curva

BoT a 12 mesi sopra il 3,60% sono tanta roba, se pensiamo dove eravamo soltanto un anno fa. Ma la corsa non è finita. Probabile che i rendimenti salgano fin sopra il 4% prima di ingranare la retromarcia. La Banca Centrale Europea (BCE) continuerà ad alzare i tassi d’interesse almeno fino a tarda primavera o persino all’estate. Ciò non farà che restringere le condizioni monetarie nel breve termine, facendo salire i rendimenti sul tratto corto della curva delle scadenze. Sul tratto più lungo, invece, i rendimenti dovrebbero stabilizzarsi o continuare a crescere di poco per via del “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione.

Già oggi, le distanze tra le varie scadenze risultano molto assottigliate. I BTp a 5 anni offrono un premio di un terzo di punto percentuale rispetto ai BoT a 12 mesi contro più dello 0,90% di inizio anno. Infatti, i primi stavano sopra il 4% e i secondi a poco più del 3% a gennaio. In questi due mesi e passa, è accaduto proprio quanto sopra accennato: la BCE ha prospettato tassi più alti per reagire all’alta inflazione persistente.

Le aspettative per quest’ultima si sono ridotte, tuttavia, per il medio-lungo periodo. Ciò spinge il mercato a limitare i rendimenti pretesi per le scadenze più longeve, mentre salgono quelli a breve.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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