Il lavoro notturno rientra fra le fattispecie dei lavori usuranti e consente di andare in pensione anticipata. E’ possibile lasciare il lavoro già a 61 e 7 mesi con almeno 35 anni di contributi. Ma non è l’unica via percorribile: dipende anche dal tipo di lavoro e dalle quantità di notti svolte.
In linea di principio, più si lavora di notte e prima si può andare in pensione. A tal fine esistono delle regole ben precise da seguire che ogni lavoratore è bene che conosca.
Chi lavora di notte va in pensione prima
Più nel dettaglio, i requisiti per ottenere la pensione anticipata per chi svolge lavori notturni, riconosciuti come usuranti, cambiano in base ai turni di lavoro svolti nel corso dell’anno. La legge regolamenta l’uscita dal lavoro in base alle giornate di lavoro notturno prestate durante l’anno:
- con almeno 78 giorni di lavoro notturno all’anno è concessa la pensione 61 anni e 7 mesi;
- da 72 a 77 giorni di lavoro notturno all’anno, invece, la pensione scatta a 62 anni e 7 mesi;
- da 64 a 71 giorni è, invece, concessa la pensione a 63 anni e 7 mesi.
Per i lavoratori autonomi, a differenza dei dipendenti, serve un anno in più come requisito anagrafico. Occorre inoltre aver alle spalle almeno 35 anni di contributi. Regola che vale, sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi, prima di poter ottenere il diritto alla pensione anticipata.
Fra gli altri requisiti da rispettare per essere riconosciuti lavoratori notturni, è necessario aver svolto l’attività di notte per almeno 6 ore al giorno. E’ considerato lavoro notturno l’intervallo fra la mezzanotte e le cinque del mattino ed è sufficiente che il lavoratore presti la propria attività per almeno 3 ore in questa fascia oraria.
La maggiorazione contributiva
Considerata la gravosità del lavoro notturno, il legislatore riconosce a chi svolge la propria attività di notte un premio sulla pensione. Si tratta di una maggiorazione contributiva del 50% ai fini pensionistici per chi ricopre attività a turnazione notturna di almeno 12 ore. In particolare per gli operai di aziende che lavorano a ciclo continuo.
Come spiegato dalla circolare Inps n. 59 del 29 marzo 2018, si tratta di lavori particolarmente gravosi previsti dai contratti collettivi nazionali. In questi casi, è applicato ai turnisti di notte un coefficiente moltiplicatore pari a 1,5 ai fini del raggiungimento delle giornate lavorate di notte.
In pratica, 50 giornate lavorative annue prestate su turni notturni di 12 ore equivalgono a 75 giorni di lavoro svolti di giorno ai fini del raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata.