In Olanda è vittoria degli agricoltori contro l’estremismo green del governo

Vittoria degli agricoltori alle elezioni in Olanda per il rinnovo del Senato. Il loro partito si oppone alle politiche estremiste green.
2 anni fa
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In Olanda vincono gli agricoltori

Quando nella serata di mercoledì scorso sono arrivati i primi risultati delle elezioni per il rinnovo del Senato, Caroline van der Plas non credeva ai suoi occhi. Ci avrà senz’altro sperato, ma non avrebbe immaginato che il suo BoerBurgerBeweging (BBB), letteralmente Movimento Agricoltori-Cittadini, sarebbe diventato primo partito con il 19% dei voti e 15 seggi su 75. E che esso si sarebbe piazzato al primo posto in 5 delle 12 province del paese con un’affermazione anche superiore al 30%. Il partito conservatore del premier Mark Rutte (VVD) di seggi ne ha ottenuti solo 12 e la coalizione che lo sostiene in tutto 24, giù dai 32 precedenti.

Verdi e Sinistra pareggiano il risultato di BBB con altrettanti 15 seggi. Adesso, per far passare le sue controverse leggi sulla transizione green il governo nazionale sarà costretto in Senato a rivolgersi proprio alla sinistra, che chiede misure ancora più drastiche.

Taglio emissioni CO2 ad ogni costo

BBB nasce solamente quattro anni fa e in queste elezioni si è posto l’obiettivo di combattere le politiche green del governo e, indirettamente, dell’Unione Europea. Le stesse che stanno spalancando porte e finestre agli insetti per l’alimentazione nel Vecchio Continente, ma che nel nome del taglio alle emissioni di CO2 vorrebbero abbattere fino a un terzo del bestiame in Olanda. Il paese è il più importante esportatore di carne nell’UE e i suoi allevamenti intensivi sono considerati inquinanti. Da qui la decisione di Rutte di perseguire il dimezzamento delle emissioni di gas serra entro il 2030, anche a costo di ridurre l’uso di fertilizzanti e di mandare al macello fino a un terzo dei capi negli allevamenti.

Sul piano strettamente politico, BBB sta a destra e si oppone all’idea di un “super stato federale”, ritenendo che debba tornare alle origini in qualità di area di libero scambio. Anche nel vicino Belgio gli agricoltori protestano contro il “piano azoto” del governo, che prende di mira proprio gli allevamenti.

In gioco ci sono i diritti costituzionali, le libertà così come le abbiamo conosciute soprattutto dalla seconda metà del Novecento. I governi stanno sfruttando la transizione green per imporre la loro visione del mondo e dirigisticamente orientare consumi e produzione.

Non solo agricoltori contro agenda green

Il caso olandese ci riguarda. Abbiamo appreso nei giorni scorsi del voto dell’Europarlamento per obbligare i proprietari di case a raggiungere una certa classe energetica entro pochi anni. La misura si traduce nell’obbligo di fatto per i cittadini di ristrutturare casa, che in assenza di disponibilità finanziarie comporta sanzioni e conseguenze negative sul mercato immobiliare. Discorso analogo per il divieto di vendita delle auto con motore a combustione dal 2035. Saranno consentite le vendite solo di auto elettriche, al momento dai prezzi proibitivi per la stragrande maggioranza delle famiglie.

C’è una nicchia di elettori ed eletti che ritiene di dovere imporre la propria visione a tutti, indipendentemente dalle capacità materiali e da altre considerazioni. Nel nome dell’ambiente, tutto diventa lecito, anche la stessa idea di espropriare le proprietà dei cittadini. Un aggiornamento del socialismo in versione meno grigia, per l’appunto green. La vittoria degli agricoltori olandesi può essere il primo passo verso una rivolta elettorale di più grande portata alle prossime elezioni europee tra poco più di un anno. Perché queste imposizioni hanno un’origine ben nitida e non sono così trasversalmente sostenute come si evincerebbe dalla stampa.

E’ la sinistra ambientalista ad imporre l’agenda green per mezzo di una mobilitazione mediatica senza pari e che non ammette dibattito, perché qualsiasi oppositore è considerato alla stregua di un negazionista climatico o di un losco lobbista pro-inquinamento. Un totalitarismo ideologico che rischia di travolgere non solo le libertà individuali, bensì anche la manifattura europea, consegnando le nostre produzioni a paesi come la Cina con a disposizione le materie prime per guidare la transizione green.

E dopo il Qatargate, non possiamo escludere che dietro a violente campagne repressive delle nostre abitudini di consumo si celino valigette piene di banconote arrivate dall’Asia e consegnate a Bruxelles.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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