Perché la fusione annunciata tra UBS e Credit Suisse può saltare e il mercato non si fida

La fusione tra UBS e Credit Suisse è tutt'altro che certa, anzi il mercato crede che sia abortita tra le condizioni fissate
2 anni fa
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Fusione UBS Credit Suisse

Non c’è affatto serenità sui mercati dopo l’annuncio della fusione tra UBS e Credit Suisse. L’operazione costerà alla prima 3 miliardi di franchi svizzeri. Tanto costerà il pagamento delle azioni della seconda a un prezzo di 0,76 franchi ciascuna. Venerdì scorso, il titolo aveva chiuso a 1,86 franchi, cioè a una capitalizzazione di circa 7,34 miliardi. Praticamente, UBS rileverà la rivale elvetica a sconto di quasi il 60%. E le autorità nazionali hanno benedetto l’operazione con 100 miliardi di franchi di liquidità garantita all’acquirente, a cui si aggiungono altri 9 miliardi per coprire possibili spese per cause legali, esuberi e minusvalenze.

A seguito della fusione, Colm Kelleher sarà presidente e Ralph Hamers il CEO dell’entità che nascerà. Se nascerà. Perché lo spettro della nazionalizzazione è stato tutt’altro che allontanato.

Tra le condizioni poste da UBS per giungere alla fusione, ve n’è una che non fa dormire sogni tranquilli a nessuno: i propri CDS a 5 anni non dovranno salire di oltre 100 punti base rispetto al livello vigente prima dell’annuncio. Venerdì scorso, questi strumenti si acquistavano sul mercato per 124 punti base o 1,24%. Potranno salire da oggi al closing dell’operazione fino a non più di 224 punti o 2,24%. Sopra, UBS avrebbe facoltà di rinunciare all’acquisizione.

CDS a 5 anni di UBS

Cosa sono i CDS

I CDS, acronimo di Credit Default Swaps, sono titoli assicurativi contro il rischio di crac dell’emittente degli strumenti assicurati. In pratica, il mercato può tutelarsi dal rischio che le obbligazioni emesse da un soggetto (banca, società o governo) possano non essere rimborsate entro e nei termini previsti. Più alto il prezzo dei CDS, maggiore il rischio percepito dal mercato. Nello specifico, UBS intende finalizzare l’acquisizione a patto di non subire un rischio reputazionale che si traduca nell’aumento del rischio di credito scontato dagli obbligazionisti e riflesso proprio dai CDS.

Al momento, il costo di questi strumenti per UBS è salito ai massimi dal settembre scorso, altro periodo in cui il mercato entrò in fibrillazione per le criticità della rivale elvetica.

All’apice della crisi finanziaria mondiale del 2008-’09, i CDS a 5 anni di UBS schizzarono fino a un massimo di 350 punti e quando negli anni seguenti l’Eurozona visse la crisi dei debiti sovrani, questi arrivarono a 250 punti. Dunque, una risalita ai livelli di una dozzina di anni fa non sarebbe facile, ma neppure così difficile. Di 100 punti sono già saliti i CDS dalla fine del 2021, quando stavano sotto 30 punti.

Fusione con Credit Suisse a rischio

In altre parole, c’è il serio rischio che UBS sfrutti i movimenti del mercato frutto di diffidenza per rinunciare al closing. E per Credit Suisse non rimarrebbe che la strada della nazionalizzazione. Tra l’altro, i termini della fusione appaiono abbastanza dubbi anche sotto il profilo giuridico-finanziario. Gli azionisti riceveranno 3 miliardi di franchi, mentre gli obbligazionisti subordinati del tipo AT1 vedranno i loro titoli azzerati. Ora, per quanto i cosiddetti CoCo Bond siano ritenuti rischiosi, sul piano della gerarchia delle garanzie risultano pur sempre superiori alle azioni. Dunque, siamo in presenza di un “vulnus” capace di mettere in discussione le basi su cui si fonda l’equilibrio tra strumenti finanziari a titolo di capitale e altri a titolo di debito.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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