Più giorni di malattia prendi e più tardi vai in pensione: è vero?

Non basta conoscere i contributi versati per essere sicuri di andare in pensione: ecco due regole da considerare
2 anni fa
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Quando andrò in pensione? E’ una delle domande che le persone si fanno più spesso. Nel caos delle proposte di riforma restano alcune certezze. I requisiti per la pensione sono sostanzialmente di due tipi: anagrafico e contributivo. Il primo, come intuitivo, si riferisce all’età del lavoratore; il secondo, invece, rappresenta genericamente gli anni di lavoro prestati.

Quali contributi sono utili per la pensione

Questa seconda definizione serve a semplificare il concetto ma è molto imprecisa. E’ vero che chi lavora versa dei contributi per la pensione.

E questi sono i contributi cd effettivi. Però anche mentre non lavori e non sei in servizio puoi accumulare contributi utili alla pensione (utili solamente in parte ma questo lo vedremo meglio più avanti!).

Contributi volontari e figurativi

Anche le assenze da lavoro, ad esempio quelle per malattia o maternità, sono coperte da contributi. Si definiscono figurativi proprio perché vengono corrisposti anche senza prestazione lavorativa. Non hanno però esattamente lo stesso valore di quelli effettivi. I contributi figurativi possono essere considerati per l’importo della pensione (dunque servono per maturare un assegno più alto) ma non per il perfezionamento del diritto. Sul portale l’Inps spiega tutte le regole per il conteggio dei contributi figurativi ai fini della pensione (con annessi limiti ed eccezioni).

Valgono anche i contributi volontari (ossia quelli che si riscattano per gli anni di studio o della leva militare), ma solamente per i contribuenti che hanno iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996. Tuttavia, per chi ha iniziato a lavorare dopo quella data, ogni anno di versamento prima della maggiore età vale 1,5 volte.

In pensione dopo 35 anni di lavoro (anzi dopo 1820 settimane!)

Quando diciamo che per la pensione anticipata (al netto delle riforme) servono 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne) non specifichiamo di quali tipi di contributi stiamo parlando.

E, in effetti, molti lavoratori leggendo il proprio estratto contributivo si illudono di avere la possibilità di andare in pensione subito. Per poi scoprire che c’è ancora aspettare perché sottovalutano una regola cruciale. Di questo montante contributivo, 35 anni devono essere obbligatoriamente di contributi effettivi. Vale a dire lavoro a tutti gli effetti, escluse malattie, indennità di disoccupazione e congedi vari.

Un altro suggerimento utile per la lettura degli estratti: spesso i contributi sono espressi in settimane e non in mesi. Ebbene un anno pieno di contributi corrisponde a 52 settimane di versamenti.

Questo approfondimento serve a chiarire perché lavoratori con carriere apparentemente simili si trovano ad andare in pensione in momenti diversi.

 

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