Quali nuove misure nel 2024 per le pensioni? Ecco un quadro allarmante della situazione

Ecco gli scenari più plausibili sulla riforma delle pensioni dal 2024 e cosa rischia di accadere adesso alla previdenza sociale.
2 anni fa
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Le pensioni degli italiani continuano a tenere banco, soprattutto adesso che sembra che la tanto attesa riforma delle pensioni pare abbia subito un netto stop dal punto di vista delle lavorazioni. Significa che probabilmente anche il 2024 passerà come gli ultimi anni, cioè con una specie di fase transitoria. Mentre in Francia continuano i moti popolari contro una riforma delle pensioni che inasprisce l’età pensionabile, ma che resta più bassa rispetto all’Italia, da noi tutto tace.

Perfino un passo indietro rispetto ai recenti correttivi di Opzione Donna diventa complicato da varare.

Figuriamoci una riforma come quella che vorrebbero sindacati e lavoratori. Inutile dire che a 62 anni di età forse è impossibile arrivare per quanto riguarda la flessibilità. E nemmeno la quota 41 per tutti è facile da varare. E allora cosa attendersi dal Governo? Ed è una domanda che molti nostri lettori oggi si e ci pongono.

“Buonasera, sono un lavoratore di 61 anni di età che si chiede se davvero l’anno venturo ci sarà qualche possibilità di andare in pensione a 62 anni. Sento parlare di novità e di riforma, ma non ho nulla di certo. Secondo voi esperti di pensioni, cosa accadrà l’anno venturo?”

“Salve a tutti, sono Andrea, persona interessata a eventuali aggiornamenti dell’età di pensione nel 2024. Ho 60 anni di età e oltre 40 anni di contributi. Secondo voi ho chance di andare in pensione con la riforma 2024? premetto che sono un impiegato di un centro studi privato.”

Le difficoltà del Governo sulla riforma delle pensioni

Quota 41 per tutti o pensione flessibile a 62 anni. Sia alternative tra loro che insieme. E poi pensione in due quote, una contributiva e una retributiva come promesso da Tridico. Oppure, DDL 857 di Cesare Damiano con i tagli lineari dai 62 o 63 anni di età. Sono alcune delle ipotesi di riforma delle pensioni, e forse sono le più gettonate.

Ma sicuramente dimentichiamo altre proposte che negli anni sono state messe sul tavolo per la riforma delle pensioni. Ma quanto detto prima su Opzione Donna è eloquente. Prima si poteva andare in pensione con Opzione Donna a 58 anni con 35 di contributi.

L’importante era completare i contributi entro il 31 dicembre dell’anno precedente ed essere lavoratrici dipendenti. Per le autonome identica situazione ma solo 59 anni di età e non 58 anni. Adesso per uscire a 58 anni bisogna essere anche disoccupate o alle prese con crisi aziendali. O anche caregiver e invalide, ma solo se si sono avuti 2 o più figli. Con un figlio solo a 59 anni e senza figli solo a 60 anni. E nonostante le critiche, il Governo pare avere le mani legate rispetto a correttivi o soluzioni che facciano tornare indietro Opzione Donna al passato.

Perché la riforma delle pensioni è difficile

Una cosa che comunemente si diceva di Opzione Donna era che si trattava di una misura particolarmente favorevole dal punto di vista dello Stato. Perché era una misura che permetteva nel lungo periodo, allo Stato, di recuperare tutti i soldi in più versati per concedere l’anticipo di pensione a queste lavoratrici. Infatti la misura prevede un taglio di assegno piuttosto cospicuo che in alcuni casi ha superato anche il 30% della pensione teoricamente spettante alle lavoratrici. Un taglio di questo genere, scaturito dal ricalcolo contributivo della pensione, permetteva allo Stato di recuperare presto il maxi esborso sostenuto per la misura.

Una spesa extra per la previdenza sociale nostrana, per tutti gli anni di anticipo dai 58 ai 67 anni. E a maggior ragione se si pensa che nonostante l’età di uscita di Opzione Donna fosse a partire dai 58 anni, l’età media delle lavoratrici che hanno sfruttato la misura e ben sopra i 60 anni.

Opzione Donna è diventata una misura sempre più favorevole alle lavoratrici

Man mano che passano gli anni però sono sempre meno le donne che subiscono penalizzazioni ingenti per via del ricalcolo contributivo della prestazione.

Sono sempre meno le lavoratrici nell’orbita di opzione donna ad avere già 18 anni di contributi versati prima del 1996. Ed il profilo delle più penalizzate da Opzione Donna è proprio la lavoratrice con carriera lunga nel retributivo. Lavoratrice che avrebbe diritto al calcolo retributivo più favorevole, fino al 2012 e che con Opzione Donna perderebbe questo “favore”.

Il taglio di pensione che le lavoratrici subirebbero con Opzione Donna è sempre di meno e per questo motivo la misura, se non fosse stata cambiata in peggio come successo quest’anno, rischiava di diventare particolarmente appetibile.

Il 2024 e le pensioni future, ecco cosa rischia di accadere

Tornare indietro e quindi ripristinare opzione donna come era fino all’anno scorso ha un esborso economico insostenibile per le casse dello Stato. Lo stesso motivo che rende la quota 41 per tutti piuttosto difficile da varare. E lo stesso dicasi per la pensione flessibile a partire dai 62 anni, che era e resta una misura tutt’altro che economica per le casse dello Stato. In definitiva, i margini di manovra che il Governo ha per una ipotetica riforma delle pensioni che molti lavoratori si aspettano, sono abbastanza ristretti.

Per questo appare sempre più probabile che il 2024 porterà in dote soltanto la proroga della quota 103, con la sua pensione a 62 anni di età con 41 anni di contributi versati. E magari, una ennesima proroga dell’Ape sociale. Scenari drammatici quindi per chi si aspettava buone nuove da parte dell’esecutivo e misure di pensionamento più favorevoli dal 2024 in poi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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