Cessione del credito e sconto in fattura bloccati dal Governo Meloni. Questa è stata la notizia più importante per molto tempo in Italia. La principale di tante misure con agevolazioni edilizie è stata oggetto di una profonda modifica da parte del Governo. Che ha posto un freno alle due vie alternative che i contribuenti italiani hanno sfruttato per ristrutturare casa, rispetto alla classica detrazione sul 730. E la misura inevitabilmente ha perso appeal. Sono partite subito copiose le polemiche delle imprese che hanno di colpo visto cessare una delle motivazioni principali della ripresa economica del settore.
I dubbi dei contribuenti e le problematiche che inizialmente non erano state prese in considerazione
Ciò che ha fatto discutere ancora di più è il fatto che lo stop preventivato dal Governo era senza sconti e senza deroghe. Molti di quelli che avevano già avviato le pratiche, senza però avviare i lavori, erano diventati una sorta di esodati del superbonus. Ma adesso qualcosa di nuovo sembra esserci all’orizzonte. Forse il Governo si è reso conto di aver sbagliato qualcosa, a tal punto che si corre già ai ripari.
“Buonasera, sono un contribuente che aveva già trovato accordo con l’impresa che doveva effettuare i lavori di ristrutturazione a casa mia. Avevamo già stabilito la cessione del credito, con piena intesa da entrambe le parti. Il fatto che il Governo ha deciso di dire stop però mi ha spiazzato.
Nuovi emendamenti sul superbonus 110%: di cosa si tratta?
Addio ai vincoli sulle barriere architettoniche, sulle eventuali varianti e pure sull’edilizia libera. E poi, proposta anche la ripresa dell’uso del credito in 10 anni con tanto di più vasta compensazione. Questo è il frutto di alcuni emendamenti alle limitazioni sulla cessione del credito precedentemente introdotta dal Governo. Alcune proposte correttive che sembra abbiano già avuto il via libera, o almeno lo abbiano avuto alcune di esse. Pare, infatti, che la cessione del credito potrebbe continuare per gli interventi di rimozione delle barriere architettoniche, per i lavori quali quelli per l’installazione di caldaie e infissi. Il lavoro in Commissione Finanza alla Camera dei Deputati ha prodotto queste novità che però devono ancora essere definitivamente licenziate. L’iter del Decreto Legge n° 11 del 2023 prosegue spedito e durante la sua conversione in legge questi emendamenti potrebbero essere definitivamente approvati. Anche perché si tratta di diverse proposte sul superbonus ma non solo, che provengono dalla maggioranza del Governo.
Edilizia libera con sconto in fattura e cessione del credito
Un primo emendamento, che forse è quello che più interessa la maggioranza dei contribuenti, è stato approvato in Commissione. E riguarda il via libera a usare sconto in fattura e cessione del credito per i cosiddetti interventi di edilizia libera. Per edilizia libera per definizione si intendono “i lavori che si possono fare senza dover prima chiedere autorizzazioni e liberatorie al Comune e senza bisogno di depositare documenti di inizio attività, permessi a costruire, Cila, Scia e così via dicendo. L’emendamento salva esodati da bonus edilizi riguarda però solo gli interventi di edilizia libera che al 16 febbraio 2023 avevano già uno stato avanzato per quel che concerne pagamenti o accordi vincolanti tra le parti.
Le altre modifiche in via di definizione sui bonus edilizi e sul superbonus
E se dopo il 16 febbraio 2023 si presenta un progetto in variante rispetto alla CILAS o al titolo abilitativo richiesto, sconto in fattura e cessione del credito ancora possibili, come previsto da un altro emendamento approvato in Commissione a Montecitorio. Stesso discorso per un altro emendamento a correzione del DL n°11/2023, che è quello che riapre alla cessione e allo sconto anche per interventi che riguardano la rimozione delle cosiddette barriere architettoniche. Una proposta che invece ancora deve ricevere il via libera della commissione è quella sui 10 anni di tempo per utilizzare i crediti e di un utilizzo che tira dentro anche le compensazioni con debiti di natura previdenziale, tributaria o anche assistenziale. Allungare da 4 a 10 anni il termine di utilizzo dei crediti di imposta derivanti dalle opzioni di sconto in fattura e cessione del credito inviate all’Agenzia delle Entrate entro il 31 marzo 2023 sarebbe un altro toccasana. Si faciliterebbe lo smaltimento di tanti crediti che oggi sono congelati.