Non sarà la tanto attesa riforma delle pensioni. Oppure il varo anticipato di quota 41 per tutti. Ma a sorpresa un nuovo decreto potrebbe finire con il modificare anche le pensioni in Italia. Usare un ipotetico o condizionale è d’obbligo, anche perché nulla è ancora certo, nemmeno questo decreto. Ma l’atto di cui parleremo oggi pare assai probabile che, nella stesura, conterrà delle disposizioni che finiranno con l’agevolare il pensionamento anticipato di molti italiani. Si tratta del decreto lavoro, che dovrebbe contenere le tanto attese modifiche a Opzione Donna.
“Gentile redazione, sono una lavoratrice dipendente molto interessata a Opzione Donna perché mi trovo con un’età ed una carriera che secondo me rientrano più o meno nei parametri utili alla misura. Infatti ho 58 anni di età e più di 35 anni di contributi. Ma ho avuto un solo figlio nella mia vita. E purtroppo non ho altre condizioni che mi fanno rientrare in Opzione Donna come l’hanno prodotta quest’anno quelli del Governo. Non essendo invalida, disoccupata e non avendo invalidi da assistere, credo che la misura mi tagli fuori dall’uscita anticipata. Inoltre, dal momento che non ho avuto due figli, 58 anni di età non bastano per poter andare in pensione con Opzione Donna. Sento dire che il Governo farà un passo indietro, ma al momento non mi risultano novità. Voi cosa dite, cosa posso fare adesso?”
Nuovo decreto lavoro e modifiche sulle pensioni anticipate? Ecco le novità
Se da un lato le pensioni sono un argomento praticamente tabù se si fa riferimento alla riforma tanto attesa, da un altro lato alcune novità potrebbero ribaltare la situazione. Pochi soldi nelle casse dello Stato e difficoltà oggettive a varare la riforma delle pensioni. Queste le difficoltà a consentire uscite anticipate ai lavoratori. Conferme da questo punto di vista non mancano.
Pochi soldi anche per riportare Opzione Donna alle origini. Figuriamoci se ci sono soldi per la quota 41 per tutti. Ma su Opzione Donna in base alle indiscrezioni che trapelano adesso e che accompagnano il varo del cosiddetto decreto lavoro, qualcosa in pentola bolle. Nell’atto che dovrebbe contenere una serie di misure in favore di lavoratori e pensionati, ci sarebbe anche il ritorno al passato per la pensione anticipata contributiva per le lavoratrici. In altri termini, sarebbe nel decreto lavoro che potrebbero andare riposte le maggiori possibilità che opzione donna venga corretta da parte del governo.
Cosa cambierebbe in pratica
Opzione Donna 2023 è completamente diversa da Opzione Donna 2022 o precedente. Infatti il governo Meloni ha prorogato la misura che sarebbe dovuta cessare il 31 dicembre 2022. Ma ha operato una proroga ricca di limitazioni. Infatti non esiste più la possibilità per tutte le lavoratrici dipendenti di poter riuscire a 58 anni di età con 35 anni di contributi versati. E non esiste nemmeno la possibilità per tutte le lavoratrici autonome di poter uscire sempre con 35 anni di contributi versati ma a 59 anni di età.
La misura è stata prorogata inserendo dentro prima di tutto una limitazione di platea. Non basta essere lavoratrici dipendenti o lavoratrici autonome, perché adesso occorre anche essere alternativamente disoccupate, invalide, con invalidi a carico o con assunzioni in aziende con tavoli di crisi avviati. Inoltre l’età di uscita a 58 anni è concessa solo a disoccupate o a lavoratrici con datori di lavoro in crisi. Per le altre due categorie prima citate uscita a 58 anni solo nel caso in cui le interessate abbiano avuto due o più figli.
Il ritorno al passato di Opzione Donna è auspicabile
Nel decreto lavoro assecondando le richieste dei sindacati e delle lavoratrici, il Governo pare intenzionato a cancellare tutti questi vincoli. Niente più collegamento ai figli avuti. E niente più limitazioni di platea. In pratica sarebbe un ritorno al passato per una misura che evidentemente interessa ancora molte lavoratrici. Anzi, analizzando la misura che prevede un ricalcolo contributivo della prestazione va detto che man mano che passano gli anni la misura aumenta di appeal nei confronti delle lavoratrici.
Essendo sempre di meno le lavoratrici che hanno più di 18 anni di contributi versati già al 31 dicembre 1996, è evidente che la penalizzazione di assegno nata dal ricalcolo contributivo della prestazione è sempre meno pesante. Infatti le lavoratrici con una carriera lunga nel sistema retributivo potrebbero godere di un ricalcolo retributivo della prestazione fino al 2012. Scegliendo opzione donna invece perderebbero questo beneficio.
Per le lavoratrici che hanno meno di 18 anni versati al 1996 invece invece il calcolo retributivo più favorevole sarebbe proprio fino al 1996. E sono queste lavoratrici che vedono in Opzione Donna una valida possibilità di pensionamento anticipato senza subire una grande penalizzazione di assegno.