Truffa all’Inps: incassava la pensione da 10 anni, ma la madre era morta. Di chi è la colpa?

Un uomo ha incassato per 10 anni la pensione della madre morta. Dovrà rispondere di truffa ai danni dello Stato. Ma i controlli dell’Inps dov’erano?
2 anni fa
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pensioni

Altro caso di truffa ai danni dell’Inps sulle pensioni. Un uomo di Turi (Bari) ha continuato a incassare tramite delega la rendita della madre deceduta 10 anni fa. L’Inps ha quindi pagato una somma complessiva di 190 mila euro fino a quando sono scattate le indagini da parte della Guardia di Finanza.

Ci si domanda come oggi ciò sia ancora possibile con i mezzi tecnologici e i mezzi all’avanguardia di cui dispone l’Inps. Semplice negligenza o c’è qualcosa che non funziona nel sistema dei controlli? Anche di fronte omissioni nella comunicazione del decesso della pensionata, come è possibile che non ci si accorga di nulla per 10 anni?

I controlli dell’Inps sulle pensioni

Partiamo da questo fatto di cronaca, peraltro non singolare, per domandarci dove stanno i controlli dell’Inps.

Qualcuno è sicuramente responsabile del danno patrimoniale dell’istituto e non si può semplicemente dare la colpa al truffatore. Tant’è che incassare la pensione di un defunto non sempre è reato, come precisato da una sentenza della Cassazione del 2021.

E’ indispensabile, però, che non si compiano altri reati come simulare la presenza in vita della persona e non si producano documenti falsi. Si deve altresì provvedere entro 24 ore alla comunicazione del decesso alle autorità comunali.

Per il resto, le responsabilità sono della pubblica amministrazione e, in particolare, dell’Inps che paga le pensioni. Uno degli obblighi dell’Istituto è infatti l’accertamento periodico dell’esistenza in vita del beneficiario.

In Italia vi sono molti modi per verificare se un pensionato è ancora vivo per potergli pagare regolarmente la pensione. Normalmente l’Inps verifica questa cosa incrociando i dati dei beneficiari con gli archivi anagrafici dei Comuni. Ma ci sono anche altri metodi.

Uno dei campanelli di allarme più frequenti scatta quando il decesso è comunicato all’anagrafe che subito si attiva per segnalarlo all’Inps.

In difetto, si può verificare se il documento di identità è scaduto e non è stato rinnovato.

Pertanto eventuali appropriazioni indebite della pensione non potrebbero perdurare per molto tempo. Di sicuro non per 10 anni, come accaduto in provincia di Bari. Ma anche in altri casi balzati in passato all’onore della cronaca.

Trasmissione dei certificati online di decesso

Dal 1° gennaio 2015, i medici necroscopi sono tenuti a trasmettere online, attraverso il servizio dedicato, il certificato di accertamento del decesso sia all’Inps che al Comune attenendosi agli stessi termini di invio.

In ogni caso, le anagrafi comunali devono inviare telematicamente, attraverso il canale messo a disposizione dal Ministero dell’Interno (SAIA), le comunicazioni di decesso entro 48 ore dal verificarsi dell’evento.

Tutto parte dal Comune, quindi, che tiene aggiornati gli elenchi dei decessi sul territorio nazionale. Per le rilevazioni di esistenza in vita dei pensionati italiani all’estero, invece, l’Inps si appoggia agli uffici consolari con il supporto di Citibank. I controlli, sempre più meticolosi, sono svolti ogni anno.

L’Inps, a seguito di segnalazione di decesso da parte dell’anagrafe comunale o del consolato, provvede, in via del tutto automatizzata, a sospendere e poi revocare il pagamento della pensione.

E’ quindi oggi sempre più difficile, se non impossibile, evitare i controlli di esistenza in vita dei pensionati. Le procedure automatizzate digitali e i costanti aggiornamenti degli elenchi anagrafici comunali non lasciano più spazio a errori.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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