Il Terzo Polo è morto prima di nascere, le vere ragioni dietro la rottura tra Renzi e Calenda

Il Terzo Polo non s'ha da fare. Matteo Renzi e Carlo Calenda si separano ancor prima di sposarsi. Vediamo cos'è successo.
2 anni fa
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Terzo Polo finito

Ci eravamo tanto amati, ma anche no. Matteo Renzi e Carlo Calenda si separano prima ancora di sposarsi. Il Terzo Polo non s’ha da fare, anche perché era nato lessicalmente sbagliato. Alle elezioni politiche del settembre scorso era arrivato quarto tra le coalizioni in campo e il suo posizionamento nei sondaggi e nelle amministrative non è da allora migliorato. Anzi, in Friuli-Venezia-Giulia due domeniche fa è finito persino dietro una lista civica di no-vax.

Che le cose non andassero bene nel Terzo Polo, lo si era intuito dal defilarsi dell’ex premier nelle apparizioni pubbliche e in campagna elettorale.

Avrebbe lasciato al suo ex ministro la scena per accusarlo del flop di consensi. Tra i due, il rapporto era stato difficile persino negli anni di governo assieme (2014-2016). Caratteri entrambi fumantini, due prime donne che non arretrano mai dalle rispettive posizioni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? L’annuncio di Renzi di essere il nuovo direttore de Il Riformista. “Deve scegliere se fare il giornalista o il politico” e “questa cosa non c’entra niente con il Terzo Polo” sono state le dichiarazioni di Calenda.

Terzo Polo schiacciato tra Schlein e Meloni

I due non si sono mai sopportati. Misero insieme le loro forze per superare la soglia di sbarramento alle politiche. Obiettivo pienamente raggiunto, anche se il risultato parve sin da subito poco incoraggiante. Eppure l’arrivo inatteso di Elly Schlein alla segreteria del Partito Democratico aveva riacceso la speranza. Ci si aspettava e aspetta tuttora voti e dirigenti in libera uscita dal Nazareno, contrariati dallo spostamento a sinistra della linea programmatica. Ad oggi, non è accaduto.

Cinicamente parlando, anche l’aggravarsi delle condizioni di salute di Silvio Berlusconi deporrebbe a favore del Terzo Polo quale magnete per attrarre consensi e parlamentari di Forza Italia. Ma i rumors vanno in direzione opposta.

Si vocifera di una Mara Carfagna di ritorno tra le file “azzurre”. Del resto, il problema dei centristi non è tanto caratteriale. Essi sono rimasti schiacciati tra i due poli progressisti all’opposizione e polo di destra-centro al governo. Sul piano programmatico, l’identità è sempre meno nitida. Molti dei temi caratterizzanti sono stati fatti propri niente di meno dalla premier Giorgia Meloni. Basti pensare al reddito di cittadinanza, alla riforma fiscale e alla prudenza sui conti pubblici di questi mesi.

Europee test complicato per Calenda

I riferimenti internazionali del Terzo Polo non hanno di certo giovato. Emmanuel Macron è sempre stato molto impopolare in Italia, non fosse che per il fatto, in primis, di essere francese. E Calenda non è certo il rappresentante sulla Terra della simpatia. Per il governo Meloni, la dissoluzione dei centristi può diventare una buona notizia. Tra loro alcuni parlamentari potrebbero passare con la maggioranza, pur informalmente. Più difficile che riesca ad attirarli Schlein. Ieri, un’interessante intervista realizzata da Il Foglio all’ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Pur candidato ufficialmente dal PD, è considerato vicino proprio al Terzo Polo e ha dichiarato che l’erede di Berlusconi nel centro-destra è Meloni. Un modo sottile per avvisare i centristi che non ci sarebbe trippa per gatti.

Sono tutti segnali di un disfacimento iniziato, a dire il vero, all’indomani delle elezioni politiche. Il Terzo Polo avrebbe voluto rappresentare i ceti produttivi del Nord Italia. Proprio in quelle aree, tuttavia, c’è stato il flop in tutte le amministrative recenti. E così, Renzi sembra proprio essere temporaneamente uscito di scena per restare sul palcoscenico, ma in qualità di osservatore e commentatore. Lasciato solo, per Calenda sarà dura gestire le sue sparute truppe in Parlamento e riuscire a salvaguardare i consensi in vista delle elezioni europee tra un anno. Forse è ciò a cui punta Renzi, a riprendersi la scena quando tutto sembrerà perduto.

Il “senatore semplice” di Rignano non ha lasciato la politica, semmai spera di tornarvi da protagonista in tempi più fecondi. E non sembrano essere questi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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