Il bond “Titano” di San Marino è destinato ad essere rinnovato con quasi un anno di anticipo. Ne ha dato notizia in queste ore il Segretario di Stato alle Finanze, Marco Gatti, il quale ha fatto intendere che una nuova emissione sarebbe imminente, forse questione di pochissime settimane. A suo dire, questo sarebbe “un momento favorevole” sui mercati, anche perché non possiamo escludere che le banche centrali continuino ad alzare i tassi d’interesse per combattere l’inflazione.
La Repubblica di San Marino emetterebbe la nuova obbligazione a un tasso atteso tra 5,25% e 6,25%.
Il bond di San Marino a cui fa riferimento arriva in scadenza il 24 febbraio 2024 e offre cedola fissa annuale del 3,25% lordo (ISIN: XS2239061927). Fu emesso nel febbraio del 2021, cioè con una durata iniziale di tre anni, per l’importo di 340 milioni di euro. Potrà sembrare un’emissione modesta, ma considerate che il PIL della minuscola repubblica situata nel territorio dell’Emilia-Romagna sia stato di appena 1,5 miliardi nel 2022. Pertanto, il bond incide per una percentuale di quasi un quarto della ricchezza annua prodotta.
Bond San Marino con rating BB
L’operazione avvenne in un contesto di mercato assai differente da quello odierno. Da un lato, i rendimenti internazionali erano molto più bassi, dall’altro eravamo in piena pandemia e l’economia sammarinese era stata duramente colpita per via del crollo del turismo. Il governo aveva cercato di rifinanziarsi tramite i canali ordinari, cioè attraverso le banche. Non avendo avuto riscontro positivo alla fine del 2020, decise di optare per la sua prima emissione sui mercati internazionali.
In questo momento, il bond di San Marino offre un rendimento del 7,26%. Infatti, sul mercato secondario si acquista per meno di 97 centesimi. Si tratta di un prezzo bassissimo, data la cedola e considerata la durata residua di appena 10 mesi. Lo spread con il BoT a 12 mesi è di ben 380 punti base o 3,80%. All’atto dell’emissione, si attestava in area 340 punti. Il fatto è che il debito pubblico di San Marino è valutato “non investment grade” dall’unica agenzia internazionale – Fitch – che gli assegna il rating (BB). Alla fine dello scorso anno, dovrebbe essersi attestato intorno all’86-87% del PIL.
Non sappiamo a quale orizzonte temporale faccia riferimento Gatti quando parla di tassi fino al 6,25%. Se dovesse riguardare una nuova scadenza triennale, bisogna ammettere che la cedola sarebbe molto ghiotta per essere del tutto ignorata da un investitore istituzionale. Ma poiché i pasti gratis non esistono, il rischio di credito teoricamente insito in tale maxi-tasso sarebbe elevato.