Quando vanno in pensione gli addetti alla sicurezza e alla vigilanza notturna

La pensione per chi lavora di notte arriva a partire da 61 anni e 7 mesi. Tutto quello che c’è da sapere e quando presentare domanda all’Inps.
2 anni fa
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pensione

I lavoratori privati addetti alla sicurezza e vigilanza notturna possono andare in pensione qualche anno prima. Il loro mestiere rientra fra quelli maggiormente tutelati dalla legge e ricompreso fra le così dette attività usuranti. La regolamentazione è disciplinata dal dlgs 67/2011.

Fra i requisiti per poter accedere alla pensione anticipata dei lavoratori notturni è necessario che il lavoratore abbia una anzianità contributiva di almeno 35 anni. Bisogna, poi, avere svolto il lavoro di notte per almeno 7 anni negli ultimi 10. In alternativa, per 6 anni negli ultimi 7 o per almeno la metà della carriera lavorativa.

Età della pensione per lavoratori notturni

I requisiti anagrafici per la pensione anticipata dei lavoratori notturni cambiano in base ai turni svolti e al rapporto di lavoro. La legge regolamenta l’uscita dal lavoro in base alle giornate di lavoro notturno prestate durante l’anno:

  • con 78 giorni la pensione è concessa al raggiungimento di quota 97,6 (61 anni e 7 mesi di età con almeno 35 anni di contributi);
  • da 72 a 77 giorni è concessa quota 98,6 (62 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi);
  • da 64 a 71 giorni è concessa quota 99,6 (63 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi).

Questo vale per i lavoratori dipendenti. Per gli autonomi bisogna considerare 12 mesi in più di età anagrafica. La pensione decorre, di regola, dal primo giorno del mese successivo al perfezionamento di tali requisiti.

Pensione addetti alla sicurezza: cosa fare

La domanda di pensione anticipata deve essere presentata all’Inps entro il 1 maggio 2023 per via telematica. Si tratta per l’esattezza di una istanza di verifica dei requisiti maturati o maturandi nel corso del 2024. L’istanza dovrà essere corredata da tutta la documentazione comprovante il tipo di attività svolta e la durata.

Non è quindi una vera e propria domanda di pensione, ma una richiesta di ricognizione dei requisiti dei lavoratori notturni che l’Inps verificherà. Qualora l’Istituto di previdenza fornirà riscontro positivo, sarà cura del lavoratore presentare successivamente la domanda di pensione.

Le istanze pervenute dopo il 1 maggio 2023 saranno comunque accettate dall’Inps. Ma bisognerà considerare il differimento del pagamento della pensione pari ad uno, due o tre mesi rispettivamente a seconda se la domanda è presentata dal 2 maggio al 1° giugno 2023; dal 2 giugno al 31 luglio 2023; oppure dopo il 1° agosto 2023.

La maggiorazione contributiva per i turnisti di notte

Considerata la gravosità del lavoro notturno, il legislatore ha riconosciuto a questa categoria di lavoratori un premio. Da pochi anni l’Inps riconosce infatti una maggiorazione contributiva del 50% ai fini pensionistici per chi svolge turni di notte di almeno 12 ore. In particolare per operai di aziende che lavorano a ciclo continuo.

Come spiegato dalla circolare Inps n. 59 del 29 marzo 2018, si tratta di lavori particolarmente usuranti, così previsti dai contratti collettivi di lavoro. In questi casi, è applicato ai turnisti di notte un coefficiente moltiplicatore pari a 1,5 ai fini del raggiungimento delle giornate lavorate di notte.

In pratica, 50 giornate lavorative annue prestate su turni notturni di 12 ore sono equivalenti a 75 giornate di notte ai fini del raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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