Molti di voi non ne avranno mai sentito parlare, eppure esiste. Tra le montagne dell’Himalaya, stretto tra grandi nazioni come Cina e India troviamo in Asia il piccolo regno del Bhutan. Se ne sapete poco, non è quasi certamente colpa vostra. Questo staterello è molto chiuso al resto del mondo, tanto da limitare persino l’arrivo dei turisti per custodire le proprie bellezze paesaggistiche e naturali. Di recente, la tassa di soggiorno è stata triplicata a 200 dollari al giorno. Possiede un fondo sovrano chiamato Druk Holding and Investments, che si stima gestisca asset per 2,9 miliardi di dollari.
Bitcoin richiede molta energia
L’attività va avanti sin da quando Bitcoin valeva sul mercato 5.000 dollari. Ad occhio e croce, dobbiamo immaginare dalla primavera del 2019. Oggi, vale tra 28.000 e 29.000 dollari. Nei giorni scorsi, era arrivato a superare nuovamente la soglia dei 30.000 dollari. Ma il record fu segnato nel novembre del 2021 a 69.000 dollari. Il Bhutan è ben predisposto per il “mining”. Produce tantissima energia pulita grazie all’abbondanza di fiumi necessari per la generazione dell’idroelettrico. Per questa ragione l’energia costa poco e questo è un requisito essenziale per poter operare in questo campo. Tra le altre cose, i computer si surriscaldano e servono luoghi relativamente freschi per evitare danni.
Le estrazioni di Bitcoin si hanno compiendo complessi calcoli matematici per risolvere alcuni puzzle. L’impiego di energia necessaria è altissimo, tanto che molti governi si mostrano preoccupati dell’impatto negativo che il mondo delle monete digitali stia avendo sull’ambiente. Negli anni passati, gran parte del “mining” avveniva in Cina, dove la metà dell’energia è prodotta grazie alle centrali a carbone.
Bhutan nuovo hub per asset digitali?
Il regno del Bhutan non ignora tali problematiche. Infatti, è emerso che in inverno, quando la produzione di energia è bassa, il “mining” è sospeso o ridotto per favorire altre attività principali come i consumi domestici e l’industria. Ad oggi, sembra che i ricavi abbiano più che coperto i costi di produzione. Anzi, il paese sta tenendo in portafoglio parte dei Bitcoin estratti nell’attesa che salgano di valore.
Ma il business delle “criptovalute” non è relegato evidentemente al solo settore statale. Il fondo con sede a Singapore Bitdeer Technologies Group avvierà a fine mese una raccolta fino a 500 milioni di dollari tra gli investitori istituzionali. Tali risorse serviranno al fondatore cinese e CEO Jihan Wu per la costruzione nel Bhutan di una struttura da 100 Mega-watt entro settembre, con l’obiettivo di fare “mining” di Bitcoin. La società è quotata al Nasdaq, per cui la vicenda assume i contorni di un’operazione finanziaria internazionale.
Anche El Salvador punta su energia pulita per mining
Queste notizie ridimensionano la portata straordinaria di quanto stia avvenendo in questi anni nello stato centramericano di El Salvador, che sta puntando su Bitcoin per rilanciare l’economia nazionale. La banca centrale ha acquistato già migliaia di monete digitali ed è stata autorizzata a proseguire il programma con un acquisto al giorno. A differenza di tutti gli altri stati al mondo, però, qui Bitcoin è diventata valuta legale, cioè deve o dovrebbe essere accettata come mezzo di scambio tra privati e certamente può essere utilizzata per il pagamento delle imposte.
El Salvador e Bhutan hanno in comune la disponibilità di abbondante energia pulita per il “mining”.