“Il vantaggio con la novità, è che essa non resta mai nuova. C’è sempre una nuova novità che fa invecchiare quella precedente“, afferma Frédéric Beigbeder. In effetti tutto ciò che oggi sembra antico, all’epoca del suo debutto era una novità. Allo stesso modo tutto ciò che oggi per noi è nuovo, in futuro verrà considerato vecchio e così via.
Ne è un chiaro esempio la pensione di cittadinanza che, nel momento in cui è stata introdotta, è stata accolta da molti con grande piacere, perché considerata un’importante misura a sostegno delle persone economicamente più disagiate.
Una volta diventata parte integrante della vita di molti anziani, però, non sono mancate le critiche nemmeno a tale sussidio. Da qui la decisione dell’attuale governo di apportare delle modifiche, con la pensione di cittadinanza che si appresta a cambiare nome e anche importo. Ecco cosa c’è da aspettarsi.
La pensione di cittadinanza cambia nome e importo
A breve si assisterà all’addio definitivo della pensione di cittadinanza. Quest’ultima verrà sostituita, così come previsto dal Decreto Lavoro, dal cosiddetto assegno di inclusione che per molti pensionati si rivelerà ancora più vantaggioso. Entrando nei dettagli la nuova misura verrà corrisposta alle persone aventi più di 67 anni o comunque alle famiglie con almeno una persona over 67 e gli altri componenti affetti da grave disabilità. Si tratta, in pratica, degli stessi requisiti richiesti ad oggi per la pensione di cittadinanza. A differire saranno il nome e molto probabilmente l’importo. Tra i requisiti che verranno richiesti per accedere all’assegno di inclusione si annovera un Isee pari a massimo 9.360 euro.
Il limite reddituale, però, sarà differente in base al numero di componenti del nucleo famigliare. Mentre per la generalità dei nuclei famigliari si partirà da una base di sei mila euro; per i nuclei composti da over 67 la soglia da non superare sarà pari a 7.560 euro.
Importo più alto per le famiglie numerose
L’importo aumenta in presenza di famiglie numerose, perché il limite massimo viene moltiplicato per il parametro di scala di equivalenza. In particolare il valore massimo sarà 2,2. Questo può arrivare a 2,3 in presenza di disabili gravi in famiglia. Una piccola differenza che può permettere alla famiglie interessate di beneficiare di un importo leggermente più alto rispetto a quello attualmente percepito con la pensione di cittadinanza.
Nel caso in cui la famiglia del pensionato presenti persone che non hanno 67 anni e non sono affetti da disabilità, invece, l’importo dell’integrazione dovrà tenere conto delle regole previste per la generalità dei nuclei familiari che avranno diritto all’assegno d’inclusione. In tal caso il limite di reddito da rispettare non sarà pari a 630 euro al mese, bensì 500 euro al mese.