Esistono strumenti ormai strutturali del sistema pensionistico italiano che consentono dei pensionamenti con largo anticipo. Strumenti che aprono le porte a diverse soluzioni idonee a smettere di lavorare anche se magari solo per qualche tempo. Chi pensa che in Italia è in vigore soltanto il sistema ordinario, cioè quello previdenziale gestito dall’INPS è in errore.
Infatti anche se a volte poco pubblicizzata esiste una previdenza complementare chiamata anche previdenza integrativa. È proprio questo secondo spaccato del sistema pensionistico italiano offre una possibilità che molti potrebbero sfruttare.
“Buonasera sono Matteo un lavoratore dipendente che ha superato già i 62 anni di età. Ho 24 anni di contributi versati nella previdenza sociale Italiana. Però ho anche dieci anni di versamenti in un fondo pensione complementare. Sto ancora lavorando ma vorresti smettere. Secondo voi posso sfruttare la RITA? E se posso sfruttarla, è davvero conveniente?”
RITA: cos’è la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata
La RITA a cui fa riferimento il nostro lettore è acronimo di Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Ed è uno strumento introdotto dal 2018 con la legge di Stabilità del 2017. Nato sperimentale, con la legge di Bilancio dell’anno successivo divenne strutturale. Nessuna scadenza quindi, e misura ormai in pianta stabile nel sistema pensionistico nostrano. La misura quindi è fruibile ed è sotto il controllo della Commissione di vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP). Per chi ha versato nei fondi pensione un determinato numero di anni di contribuzione, può essere una valida soluzione per poter ottenere una pensione anticipata, anche se non dall’INPS. Ciò che nasce per aumentare la pensione da prendere una volta terminata la carriera lavorativa, può tornare utile anche per smettere di lavorare prima o, come vedremo, per rimpinguare lo stipendio.
A chi spetta la RITA e come sfruttarla in pieno
Partendo dai versamenti alla previdenza integrativa quindi ci sono lavoratori che possono anticipare il pensionamento godendo di una specie di reddito ponte fino al completamento dei requisiti per la pensione ordinaria. I possibili beneficiari devono avere compiuto almeno 62 anni di età. Ma con la legge di Bilancio del 2019 che rese la misura strutturale, fu alleggerito il limite di età per chi da più di 24 mesi si trova senza lavoro. Per questi soggetti infatti la pensione con la RITA può essere percepita anche a 57 anni di età. In pratica dieci anni di rendita integrativa che si può prendere anticipatamente rispetto ai requisiti della pensione. Il pagamento della rendita è a carico del fondo a cui il lavoratore ha versato. Quindi nessun contatto con l’INPS, nemmeno per la domanda.
L’assegno ponte in attesa della pensione, ed è flessibile come importi e durata
Con la RITA è possibile percepire un assegno pensionistico anticipato sotto forma di rendita da parte di un fondo pensione complementare. Significa che gli interessati possono anticipare l’uscita dal lavoro. I requisiti sono sempre quelli classici. 57 anni per gli inoccupati da più di 24 mesi o 20 anni di contributi versati per chi si trova a 5 anni dalla quiescenza ordinaria. Si tratta in questo caso dei contributi versati alla previdenza obbligatoria. Inoltre servono 5 anni almeno di versamenti al fondo di previdenza complementare destinatario della richiesta di RITA. La misura è reversibile anche in caso di decesso del beneficiario. Reversibile quindi al coniuge o ai parenti che rientrano nel perimetro della pensione di reversibilità.
Nessuna distinzione di categoria per la RITA, basta aver versato almeno 5 anni al fondo previdenziale complementare
In parole povere quindi la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata è quella misura che consente un anticipo nella liquidazione della pensione integrativa che un lavoratore ha maturato nei fondi pensione.
Cos’altro sapere sulla pensione anticipata tramite la RITA
Oltre a questo evidente vantaggio, cioè all’uscita anticipata dal mondo del lavoro godendo di una rendita, la RITA è favorevole anche dal punto di vista della fiscalità. Infatti è tassata al 15%. E, inoltre, ogni anno successivo di versamento oltre il quindicesimo, è tassato con lo 0,30% in meno rispetto al 15% già citato. Come abbiamo visto, percepire la RITA è compatibile con un’attività lavorativa ed è compatibile anche con la fruizione di altre misure sia pensionistiche che assistenziali. Quindi può essere percepita insieme alla NASPI o all’APE sociale. Per presentare domanda serve aver cessato l’attività lavorativa. Un vincolo questo che vale solo ed esclusivamente al momento della presentazione della domanda. Infatti nulla vieta al beneficiario della RITA di tornare a lavorare dopo aver ottenuto la rendita.
Una misura flessibile in tutto
Tra le altre cose sta sempre al diretto interessato scegliere se liquidare tutta la rendita e quindi sfruttare in anticipo tutti i versamenti effettuati o solo una parte di essi. Infatti la RITA permette di ricevere tramite rendita ciò che matura dopo i versamenti effettuati sia in misura intera che per una sola parte di quanto versato. Inutile cercare sul sito dell’INPS notizie, circolari o schede illustrative relative alla rendita. Infatti facendo parte del mondo della previdenza complementare se ne occupano i fondi dove il lavoratore ha versato. Ed è proprio tramite lo schema di domanda che ogni fondo previdenziale integrativo mette a disposizione degli interessati che bisogna presentare domanda.
Infatti il diretto interessato può anche scegliere successivamente all’ingresso nel meccanismo, di rinunciare alla rendita, che tornerebbe ad essere fruita una volta raggiunti i requisiti per le pensioni INPS. Naturalmente al netto di quanto preso con l’anticipo.