All’asta odierna dei BTp a medio-lunga scadenza il Tesoro ha incassato 8,75 miliardi di euro, il massimo prefissato con l’emissione dei tre bond offerti, i cui rendimenti sono risultati in calo. La quinta tranche del BTp 15 aprile 2026 e cedola 3,40% (ISIN: IT0005538597) è stata piazzata tra gli investitori per 3,5 miliardi contro richieste per 5,17 miliardi. Il prezzo di aggiudicazione è stato di 101,05, sopra la pari e corrispondente a un rendimento alla scadenza del 3,45%. Ad aprile, questo era stato del 3,59%. Poi c’era anche la terza tranche del BTp 15 giugno 2030 e cedola 3,70% (ISIN: IT0005497000) per 3,75 miliardi, a fronte di una domanda di 5,22 miliardi.
Infine, è stata la volta della seconda tranche del BTp 1 settembre 2043 con cedola 4,45% (ISIN: IT0005530032) per 1,5 miliardi. Richieste per 2,46 miliardi e prezzo di aggiudicazione a 97,81 centesimi, ben sotto la pari. Ad esso è corrisposto un rendimento lordo del 4,67%. Nel complesso, quindi, i rendimenti all’asta dei BTp di oggi sono risultati in discesa, un segnale positivo per il mercato sovrano italiano in vista delle decisioni sui rating da parte di un paio delle principali agenzie nelle prossime settimane.
Risultati asta BTp confermano tassi BCE quasi all’apice
Il ventaglio delle opportunità d’investimento offerte con le emissioni odierne è ricco. Si va da un bond triennale con rendimento non esaltante, tenuto conto dell’inflazione italiana nel medio termine, al bond ventennale con rendimento molto interessante sia per la cedola che per le potenzialità di crescita delle quotazioni nei prossimi anni. Nel mezzo c’è il bond della durata di 7 anni, una scadenza né corta e né lunga con rendimento prossimo al 4%. Confidando nella discesa dell’inflazione, il titolo sarebbe capace di proteggere il potere di acquisto dei capitali investiti e altresì di fruttare un minimo guadagno annuo.
Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni resta sopra 190 punti base, anche se il rendimento decennale italiano è sceso in area 4,15% dopo il dato sull’inflazione di aprile negli Stati Uniti. La Banca Centrale Europea sarebbe al termine della stretta monetaria, secondo il capo della Bundesbank, Joachim Nagel. I rialzi dei tassi d’interesse sono quasi al capolinea. Molto probabile che il costo del denaro salga di un altro quarto di punto percentuale a giugno, incerto l’esito del board di fine luglio. Nelle ultime settimane, le aspettative del mercato sono state riviste al ribasso. Il biennale tedesco offre oggi il 2,60% contro il 2,95% del 24 aprile scorso. Ben sotto il 3,25% a cui è stato portato il tasso sui depositi bancari. A parità di spread, i rendimenti dei BTp in asta dovrebbero aver cessato di salire.