Cartelle esattoriali e rottamazione, ecco quando il pagamento aiuta ad andare in pensione prima

Lo sai che pagando i contributi precedentemente omessi si può andare in pensione prima anche con la nuova quota 103 nel 2023?
1 anno fa
4 minuti di lettura
Sanatoria cartelle 2023
Foto © Licenza Creative Commons

La rottamazione delle cartelle è uno strumento che consente ai contribuenti indebitati con il Fisco e con gli Enti Pubblici, di saldare la loro situazione debitoria in maniera meno onerosa rispetto al solito. Per la rottamazione il contribuente deve interfacciarsi con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Infatti la domanda di definizione agevolata delle cartelle va presentata all’Agente della Riscossione entro il 30 giugno prossimo. Questo a prescindere dalla natura del debito che sia nei confronti della Regione, del Comune, dell’Agenzia delle Entrate o dell’INPS.

Proprio per quanto concerne i debiti INPS, questi sono in genere sui contributi previdenziali non versati per tempo e quindi evasi. Ma pagare le cartelle dei contributi INPS può tornare utile pure per andare in pensione prima. Soprattutto se il pagamento è in unica soluzione a ottobre.

Debiti INPS e anticipate, meglio mettersi in regola con le cartelle

Il caso del giorno c’è lo offre un nostro lettore che si trova proprio in questa situazione particolare tra cartelle per contributi omessi e carenza dei requisiti per la pensione.

“Buonasera, sono in una condizione assai particolare ed ho bisogno di una vostra consulenza. Compio 64 anni di età a giugno. Ho 38 anni di contributi ma anche 3 anni di contributi INPS mai versati quando ero titolare di una ditta di pulizie. Prima di chiudere per carenze di commesse infatti, non ho potuto adempiere all’obbligo e dal 1999 al 2001 non ho versato i contributi. A tal punto che ho cartelle esattoriali di circa 12.000 euro. Potrei optare per la rottamazione delle cartelle, perché ho anche qualche bollo auto da pagare e qualche altra tassa evasa e multe per infrazioni del codice della strada.

Dal mio estratto di ruolo ho circa 20.000 euro di debiti da rottamare. Ma secondo voi, se riesco a pagare le cartelle esattoriali posso andare in pensione perché quei tre anni di contributi omessi possono farmi arrivare a 41 anni per la quota 103? Sto lavorando come operaio per una falegnameria e vorrei dire basta e andare in pensione.

Cartelle esattoriali e rottamazione, ecco quando il pagamento aiuta ad andare in pensione prima

Il caso delle cartelle esattoriali riferite a contributi INPS non versati è particolare. Perché come natura si differenzia da qualsiasi altro debito di un contribuente. Chi non han pagato il bollo auto ed ha una cartella relativa a questa tassa, oppure chi non ha versato l’IRPEF, pagando le cartelle raggiunge un unico obbiettivo che è quello di pulire la propria situazione debitoria. Per i contributi INPS invece, oltre a mettersi in regola ed azzerare i debiti si riempie anche il proprio montante dei contributi. E come è noto, il montante dei contributi altro non è che il salvadanaio dove sono depositati i soldi da utilizzare in futuro per la propria pensione.

Ciò significa che pagare i contributi, anche se nel frattempo sono divenuti cartella esattoriale, hanno un effetto positivo sull’accumulo. E i contributi sono sempre contributi, validi per l’importo di una pensione ma anche per maturare il diritto alla stessa pensione. Il nostro lettore si trova proprio così, con 3 anni di omessi versamenti che se fossero stati versati regolarmente, oggi gli aprivano le porte della pensione.

I contributi delle cartelle valgono per le pensioni

Se il nostro lettore versa i 12.000 euro di cartelle relative ai contributi evasi, può senza dubbio arrivare ai 41 anni utili a lui per la pensione con quota 103 (avendo 64 anni di età). Stando alla sua età ed alla sua contribuzione, probabilmente se ci pensava prima avrebbe potuto sfruttare anche la quota 100 nel 2021. Infatti bastavano 38 anni di contributi e 62 anni di età. E presumiamo che con i 3 anni di contributi omessi, se fossero stati versati nel 2021, il nostro lettore poteva già essere in pensione avendo nel 2021 62 anni.

Opportunità persa che adesso però può riutilizzare dopo il varo con l’ultima legge di Bilancio della quota 103.

Pensione quota 103, servono 41 anni di versamenti

Bastano 62 anni di età (e lui ne ha 64) e bastano 41 anni di contributi (i suoi 38 più i tre delle cartelle di oggi). Se paga senza sfruttare nulla, può andare in pensione subito. Se invece utilizza la rottamazione, dovrà attendere presumibilmente qualche mese. Farsi assistere da esperti e da un Patronato è fondamentale vista la situazione intricata in cui si trova. Resta il fatto però che non potrà chiedere rateizzazioni del debito, sia che sfrutti la rottamazione e sia che non la sfrutti.

Rottamazione in più istanze, ecco perché conviene

Aderire alla rottamazione per il nostro lettore sarebbe conveniente per l’importo residuo del debito. Infatti godrebbe, presentando domanda sul sito dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, di uno sconto sui sanzioni, interessi e aggio di riscossione. E il debito scenderebbe dai 20.000 (comprese multe, bolli e così via), a molto meno. Consentendogli di pagare tutto entro ottobre. Ma questa non è l’unica via.

Le rate della rottamazione, ma per la pensione serve il pagamento in unica soluzione

Infatti la rottamazione delle cartelle oltre agli sconti consente di pagare a rate il debito complessivo. La prima rata scade ad ottobre 2023, come anche il pagamento in unica soluzione. Le altre rate invece partono da novembre 2023 per terminare, trimestre dopo trimestre a novembre 2027. Infatti le rate degli anni successivi scadranno ogni fine febbraio, maggio, luglio e novembre dal 2024 al 2027. Ma se il nostro lettore chiede la dilazione, non potrà chiedere anche la pensione perché probabilmente solo al termine del pagamento complessivo, potrà vedersi accreditati i contributi omessi dal 1999 al 2001.

Come sfruttare l’occasione della pensione anticipata

Se il nostro lettore non ha liquidità a sufficienza, può anche optare per la rottamazione spezzettata. In pratica i contributi INPS evasi precedentemente andrebbero inseriti in una domanda di rottamazione.

Nella quale inserire solo questi debiti INPS e senza chiedere le rate, ma optando per il pagamento in unica soluzione ad ottobre. In quel caso potrebbe richiedere la pensione con quota 103 subito, avendo, grazie ai tre anni di contributi recuperati perché pagati, i requisiti tutti completati. E magari optando per inserire in un’altra domanda di rottamazione le altre cartelle, ovvero quelle dei bolli auto, delle multe per infrazioni al Codice della Strada e così via dicendo. In quel caso queste cartelle potrà anche rateizzarle per evitare di pagare tutto e subito nel 2023.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

pignoramento pensione
Articolo precedente

Pignoramento conto corrente dove arriva anche la pensione. Ecco rischi: vincoli e salvaguardia

pensioni
Articolo seguente

Opzione donna o pensione ordinaria, come si fa il calcolo dell’assegno