Enrico Trantino è da qualche giorno sindaco del Comune di Catania. Avvocato penalista molto noto in città, è figlio d’arte. Il padre Enzo è stato parlamentare di spicco dell’ex Movimento Sociale Italiano prima e di Alleanza Nazionale poi. Ha trionfato al primo turno con circa il 66,2% dei consensi contro Maurizio Caserta, professore universitario e candidato del fronte progressista che includeva nel capoluogo etneo Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Si è dovuto accontentare di un misero 24,62%, persino meno di quanto l’ex sindaco Enzo Bianco ottenne nel 2018 contro Salvo Pogliese.
Sud patria del sussidio
In Italia, nel 2022 in media hanno percepito il sussidio 20,47 famiglie ogni 1.000. Nella provincia di Catania il dato sale a 57,27, il quarto più alto in assoluto. Parliamo di 178.123 percettori su circa 1,1 milioni di abitanti. Vincere in una realtà come questa col senno di poi può sembrare scontato. Non è un mistero che la città del “Liotru” sia molto di destra, sebbene qui abbia fatto fortuna politica proprio quel Bianco, che del PD è stato e resta un riferimento. E state dimenticando che qui le percentuali dei 5 Stelle alle elezioni politiche furono elevate: 32% contro il 34,4% del centro-destra. Insomma, fu un testa a testa.
In territori come il siracusano e il ragusano, i “grillini” andarono pure meglio e soffiarono al centro-destra qualche seggio. Effetto del reddito di cittadinanza, che l’ex premier Giuseppe Conte in campagna elettorale difese a spada tratta contro i propositi di abolizione o di riforma ventilati dal partito di Meloni.
Il centro-destra ha trionfato con percentuali simili a Ragusa, città “rossa” della Sicilia e con una forte impronta grillina nell’ultimo decennio. Andrà al ballottaggio contro un candidato centrista a Siracusa, dove valgono valutazioni simili. Ha perso non di molto solo a Trapani contro il sindaco uscente del centro-sinistra. In altri grossi centri del sud-est – ripetiamo, grillino e storicamente di sinistra – PD e M5S non hanno toccato palla. E a Brindisi il PD aveva persino ritirato il proprio sindaco uscente per candidare un esponente grillino. Qui, siamo nella patria di Conte. E il campo “largo” è risultato stretto, tant’è che ha vinto sempre il centro-destra. Nel capoluogo pugliese i nuclei percettori del sussidio sono il 2,9%.
Riforma reddito di cittadinanza, carta bianca dal Sud a Meloni
Tirando le somme, la vittoria a tratti dilagante del centro-destra meloniano al Sud spingerà il governo a portare avanti la riforma del reddito di cittadinanza. Se la coalizione di maggioranza avesse preso una scoppola in Sicilia, Sardegna e, più in generale, sotto Roma, state certi che la musica sarebbe parzialmente cambiata. Invece, gli elettori meridionali hanno segnalato fiducia verso il governo. La paura sarebbe venuta meno. Anzi, è probabile che gli elettori abbiano apprezzato la riforma discussa in questi mesi a Roma, che porterebbe a una riduzione del numero dei percettori e della stessa entità del sussidio in molti casi.
In definitiva, la riforma del reddito di cittadinanza non si è rivelato un tallone d’Achille per il centro-destra. PD e M5S avrebbero di cosa riflettere. Conte, in particolare, si è intestato la protesta. Ma ha perso persino a casa sua e il partito che guida in pratica è scomparso elettoralmente. Viene meno la narrazione per cui al Sud gli elettori premierebbero solo le istanze assistenzialistiche. Più probabile, invece, che guardino di buon occhio programmi che puntano allo sviluppo dei territori, tra l’altro grazie agli investimenti pubblici. Il Ponte sullo Stretto non avrà spostato un solo voto in sé, essendo un tema fritto e rifritto da decenni. Ha segnato, tuttavia, il confine tra chi al Sud dice di voler investire e chi vi oppone il solito benaltrismo. Sulla riforma del reddito di cittadinanza Meloni ha ottenuto carta bianca.