In pensione dopo due lavori diversi: quale delle due strade conviene di più?

Quale delle due strade conviene maggiormente per andare in pensione dopo aver svolto due diversi lavori? Ecco come funziona.
2 anni fa
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“Esistono strade piccole, strette, riservate, nascoste. Quelle che notano in pochi. Quelle che non urlano per rendersi visibili. Sono fatte di passi semplici, muri scrostati, colori segreti e luminosi. E da qualche parte c’è sempre un’emozione che aspetta di essere raccontata“, afferma Fabrizio Caramagna. Ogni strada è diversa dall’altra e ognuno di noi deve decidere quale percorrere per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri sogni.

Diversi gli ostacoli in cui si rischia di inciampare. Per questo motivo è importante prestare sempre la massima attenzione onde evitare di incorrere in spiacevoli sorprese.

Lo sanno bene coloro che hanno svolto diversi lavori e devono scegliere quale strada seguire per andare in pensione. Ecco come funziona.

In pensione dopo due lavori diversi: quale delle due strade conviene di più?

Il posto fisso per la maggior parte delle persone è diventato ormai una vera e propria utopia. Difficilmente c’è chi riesce a lavorare presso la stessa azienda da quando si è giovani fino ad arrivare all’età della pensione. Anzi, il precariato sembra farla nel corso degli ultimi anni da padrona. Il tutto con la scusante che in un’epoca come quella attuale sia importante essere flessibili e in grado di adattarsi ai contesti più disparati.

Lo sanno bene coloro che si sono ritrovati spesso a cambiare attività, passando in alcuni casi da dipendenti pubblici all’essere dipendenti privati, oppure liberi professionisti o commercianti. Il cambiare tipo di occupazione e contratto, quindi, è sempre più frequente. Tutto ciò può creare un clima di incertezza che si ripercuote anche sul sistema previdenziale. L’aver svolto diversi tipi di lavori, infatti, può portare ad accumulare contributi presso enti o fondi diversi.

Ne consegue che quando giunge il momento di lasciare il mondo del lavoro, se si è passati da una cassa all’altra, bisognare sommare i vari versamenti per maturare i requisiti necessari per andare in pensione.

A tal fine è possibile seguire la strada della ricongiunzione oppure della totalizzazione. Queste due vie offrono la possibilità di raggiungere lo stesso obiettivo, ma con regole differenti. Ecco di quali si tratta.

Ricongiunzione o totalizzazione: occhio alle differenze

Entrando nei dettagli la ricongiunzione permette di trasferire tutti i contributi versati nei vari fondi in una sola cassa. Tale trasferimento richiede un esborso economico e permette di ottenere una sola pensione. La totalizzazione, invece, avviene a titolo gratuito e consente di sommare, virtualmente, i contributi maturati in più gestioni. In questo modo non si perdono contributi e si maturano i requisiti necessari per accedere al trattamento. Sia la ricongiunzione che la totalizzazione non incidono sul trattamento, che rimane uguale a quello che si avrebbe se ogni fondo pagasse in prima linea la propria parte.

Entrando nei dettagli la ricongiunzione viene calcolata con i metodi retributivo, misto e contributivo. La totalizzazione, invece, viene in genere definita con il sistema contributivo. In ogni caso ricongiunzione e totalizzazione sono misure alternative, per questo motivo bisogna scegliere se percorrere una strada piuttosto che l’altra. Non resta quindi che valutare attentamente la posizione contributiva in modo tale da poter scegliere quale percorso sia più adatto da seguire in base alle proprie esigenze.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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