Silvio Berlusconi è morto lunedì 12 giugno e dopo due settimane il notaio Arrigo Roveda aprirà il testamento per conoscere le sue ultime volontà circa la sua ricca eredità. L’ex premier è stato a capo di un impero mediatico, bancario e industriale di tutto rispetto. Compresi i suoi beni privati, tra cui sei ville e beni d’arte, si stima in totale un patrimonio sui 4 miliardi di euro. Come sappiamo tutti, cinque sono i figli: Marina e Piersilvio nati dal primo matrimonio con Carla Elvira Dall’Oglio; Barbara, Eleonora e Luigi dal secondo matrimonio con Veronica Lario.
Cinque figli e la “quasi” moglie Marta Fascina
Tenete a mente questi dati, perché avranno avuto verosimilmente una certa influenza sul testamento redatto da Berlusconi senior. C’è anche Marta Fascina tra gli eredi, pur non legittimi. La “quasi” moglie dovrebbe ricevere in eredità – si specula – tra 50 e 120 milioni di euro e una villa. Qualcuno sostiene che le spetterà proprio Villa San Martino ad Arcore. In effetti, la donna risiede lì e l’ottimo rapporto con i figli le garantirebbe la permanenza. Tuttavia, non è scontato che il Cavaliere le abbia lasciato proprio quell’immobile.
Ricordiamo che Marta Fascina stava insieme a Berlusconi da qualche anno. I due si erano uniti informalmente con una cerimonia tenutasi nel 2022 alla presenza di familiari e amici stretti. Non un vero matrimonio, bensì una benedizione che ha suggellato la volontà dell’ex premier di restare legato alla giovane compagnia fino alla fine dei suoi giorni. Durante le lunghe settimane di ricovero all’ospedale San Raffaele di Milano, lei non lo ha mai lasciato solo per un attimo. Ha preso una stanza per poterlo accudire tutti i giorni, cosa che non è passata inosservata agli occhi dei figli. La gratitudine è stata espressa fisicamente dalla primogenita Marina nel giorno dei funerali. Entrando alla Cattedrale di Milano, ha tenuto la mano a Marta Fascina e insieme hanno seguito la cerimonia.
La cassaforte di famiglia è Fininvest
L’eredità dei Berlusconi gira essenzialmente attorno a Fininvest. E’ la holding di famiglia. Fino alla quotazione in borsa della società televisiva nel 1996, questo era il nome con cui l’italiano comune conosceva le tre reti nazionali in capo a quella che sarebbe diventata Mediaset. Attualmente, la finanziaria risulta posseduta per il 61,21% dal defunto patriarca. Il restante quasi 39% è suddiviso in quote di circa il 7% ciascuno tra i cinque figli. Questa “cassaforte” detiene il 53,30% di Mondadori per un controvalore di 280 milioni di euro ai valori di borsa odierni. E poi possiede il 48,57% di Mediaset per l’appunto, che vale sugli 850 milioni.
Ma Cologno Monzese non è l’asset che vale di più nell’impero familiare. C’è il 30,1% di Mediolanum, la banca fondata negli anni Ottanta insieme al compianto Ennio Doris. Questa quota vale ben 1,87 miliardi. In totale, quindi, le tre partecipazioni viaggiano complessivamente attorno ai 3 miliardi. Non è tutto. Tramite Mediaset, ad esempio, i Berlusconi posseggono anche il 40% di Ei Towers, la società che gestisce le torri di trasmissione. Questa quota vale altri 600 milioni in borsa. C’è anche il Monza Calcio tra le proprietà lasciate in eredità.
Dicevamo, i figli di Silvio Berlusconi sono cinque e nati da due matrimoni differenti. Questo potrebbe avere effetti sul testamento. Infatti, da anni l’ex premier cercava di lasciare l’eredità in modo che nessuna delle due parti – Marina e Piersilvio da un lato, Barbara, Eleonora e Luigi dall’altro – prendesse il comando sull’altra. Aveva ipotizzato di lasciare il 50% ai primi due e il 50% ai restanti tre. Una soluzione che non è ovviamente stata gradita dagli ultimi tre figli, i quali otterrebbero così una quota pro-capite inferiore rispetto ai due fratellastri.
Testamento Silvio Berlusconi, suspense su quota di legittima
Quel che sappiamo è che la quota di legittima di un terzo vale poco più del 20% di Fininvest.
L’apprensione è tanta non solo tra familiari, manager e dipendenti delle aziende in ballo. La stessa politica resta con il fiato sospeso. La governance di Mediaset s’intreccia al caso TIM tramite Vivendi, l’ingombrante socio francese di entrambe le società delle telecomunicazioni. Ad oggi, nessuno dei figli sembra intenzionato a vendere le tv. Se dovesse uscire dal testamento che una quota maggioritaria in Fininvest la avranno in dote i primi due figli, il controllo della famiglia Berlusconi sarebbe considerato più certo. I figli minori, infatti, non sono stati finora coinvolti nella gestione di Cologno Monzese e vi sarebbero legati anche sul piano affettivo un po’ meno.
L’ipotesi più probabile, però, resta di una suddivisione paritaria delle quote, accompagnata da una clausola per cui le decisioni andranno prese a maggioranza dell’85%. In altre parole, servirebbe il placet di tutti i cinque fratelli. Se da un lato ciò garantirebbe una possibile pace familiare, dall’altro rischia di paralizzare la gestione aziendale e di spingere in futuro la dinastia a cedere uno o più asset. In tutto questo c’è l’asse tra Marina e la premier Giorgia Meloni. Le due donne sono accomunate da un carattere forte e dal reciproco interesse a difendere l’impero mediatico lasciato in eredità da Silvio Berlusconi. Se qualcuno volesse disfarsene, servirebbe la firma di Palazzo Chigi per rendere l’operazione possibile.