La corsa al pensionamento è una cosa che riguarda molti lavoratori. Il sistema previdenziale italiano è ricco di misure pensionistiche che permettono di andare in pensione o per sopraggiunti limiti di età, oppure per completamento della carriera lavorativa prevista con tanto di contributi versati. Ed in alcuni casi serve completare sia il requisito contributivo che quello anagrafico.
Dal momento che sembra sempre più certo che il Governo non riuscirà a modificare il sistema già a partire dal 2024, ecco che si può fare già un quadro delle possibilità di pensionamento per l’anno venturo.
“Buonasera, sono un operaio di una azienda tessile che nel 2024 compirà i 60 anni di età. Ho iniziato a lavorare dal 1984 e praticamente sempre per la stessa azienda. Ho svolto il servizio militare e mi chiedevo se potevo andare in pensione l’anno venturo. Vorrei verificare questa possibilità dato che si sente in giro di pensioni flessibili e distaccate dai limiti di età.”
La pensione a 60 anni, ben 7 anni prima della quiescenza di vecchiaia
Iniziamo con il ribadire lo stesso concetto espresso in premessa e cioè quello che riguarda i 60 anni di età e le scarse possibilità di andare in pensione con quella età. Basta considerare che l’età pensionabile oggi in vigore è pari a 67 anni. Significa che le pensioni di vecchiaia ordinarie si centrano a quella età. E 67 anni è una età ben distante dai 60 citati e di cui parla pure il nostro lettore. Oltretutto le pensioni di vecchiaia, e sarà così anche nel 2024, sono collegate tanto al requisito anagrafico che a quello contributivo, dal momento che servono almeno 20 anni di versamenti.
Per uscire a 60 anni le misure oggi in vigore che lo consentono sono sostanzialmente 2 e sono quelle distaccate dai limiti anagrafici.
Come andare in pensione nel 2024 a 60 anni di età, ecco tutte le possibilità concrete
Per centrare una pensione a 60 anni, servono carriere contributive lunghe e durature. Ed iniziate ad una età molto precoce. A dire il vero delle misure che consentono il pensionamento a 60 anni e che necessitano sia del requisito anagrafico che di quello contributivo esistono. E si chiamano opzione donna e pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. La prima misura va in scadenza il 31 dicembre 2023, anche se c’è la concreta possibilità che venga prorogata per il 2024.
Con Opzione donna possono lasciare il lavoro già a 58 anni di età le disoccupate da licenziamento, le assunte in aziende in crisi o le invalide e le caregiver con due o più figli avuti. Per chi rientra in queste ultime due categorie, se i figli avuti sono meno di due, l’uscita sale a 59 anni, mentre senza figli si passa ai nostri 60 anni di età. Servono anche 35 anni di contributi versati.
A volte anche l’invalidità, se specifica, aiuta molto
La misura quindi riguarda solo le donne e solo le donne appartenenti a queste 4 specifiche categorie. Va detto però che chi ha completato 58 anni di età nel 2021, ed alla stessa data ha completato il 35 anni di contributi versati, se lavoratrice dipendente, può lasciare il lavoro nel 2024, con il diritto ad opzione donna maturato e cristallizzato.
Per i precoci più facile andare in pensione?
Tornando alle misure meno restrittive che consentono il pensionamento a 60 anni, non si può non partire dalla pensione anticipata ordinaria. Pure nel 2024 si uscirà dal lavoro a qualsiasi età una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini ed i 41 anni e 10 mesi per le donne. qualsiasi età quindi, anche a 60 anni. Ma è evidente che bisogna aver iniziato a lavorare a 17 anni di età per arrivare ai 60 anni con una dote contributiva che sfiora i 43 anni. Il nostro lettore nel 2024, se i suoi calcoli sono corretti, arriverà a 41 anni di contributi, comprensivi dell’anno per il servizio militare. Evidente che la pensione anticipata ordinaria non fa per lui. Dovrebbe lavorare altri due anni circa per poter uscire dal lavoro con questa misura.
La quota 41 di oggi e quella di domani
Anche la quota 41 per i precoci non prevede limiti anagrafici, ed ha una soglia contributiva più bassa. Ma per questa misura servono requisiti più specifici. Bisogna infatti svolgere una delle 15 attività gravose previste dalla normativa. Dalle maestre di asilo agli educatori delle scuole dell’infanzia, dalle ostetriche delle sale parto agli infermieri delle sale operatorie. Sono solo alcuni esempi di lavoro gravoso utile alla quota 41 per i precoci. Il nostro lettore che lavora nel settore tessile non vi rientra. E non rientra nemmeno per il fattore “precoce”. Infatti dei 41 anni di contributi necessari, almeno uno, anche discontinuo, deve essere stato versato prima di aver compiuto 19 anni di età. Lui ha iniziato a lavorare nel 1984, quindi a 20 anni.
La quota 41 per tutti e la quota 103, come funzionano?
Oltre che per i gravosi, possono avere accesso alla quota 41 per i precoci anche i disoccupati che hanno terminato da almeno 3 mesi tutta la fruizione della NASPI.
Anno nuovo che porterà forse in dote solo la proroga della quota 103. Una misura questa che ha sempre nei 41 anni di contributi la soglia ideale per il pensionamento. Ma per ottenere il quale serve aver compiuto almeno 62 anni di età. Ed il nostro lettore anche in questo caso ne viene tagliato fuori non completando questa età se non nel 2026.