Intervistata durante il Consiglio europeo della settimana scorsa a Bruxelles, la premier Giorgia Meloni aveva parlato della necessità per il suo governo di fare di più per aiutare le famiglie in affanno per via del caro mutui. A pochi giorni di distanza anche il suo vice Matteo Salvini ha annunciato che ci saranno iniziative in tal senso. La questione riguarda particolarmente i titolari di mutuo a tasso variabile. Con l’aumento dei tassi d’interesse praticato nell’ultimo anno dalla Banca Centrale Europea (BCE), l’Euribor a 3 mesi è schizzato dal -0,57% di inizio 2022 al 3,60% attuale.
Supponiamo che proprio un anno e mezzo fa una famiglia abbia contratto un mutuo a tasso variabile di 120.000 euro con spread dell’1% e della durata di 20 anni. La rata mensile iniziale era stata di quasi 522 euro, mentre oggi risulterebbe lievitata intorno agli 800 euro, considerato il capitale già restituito in diciotto mesi. Non tutte le famiglie possono permettersi un aggravio di spesa di 2-300 euro al mese e che in alcuni casi può risultare anche di molto superiore. Direte, ma non sapevano dei rischi nel momento in cui hanno sottoscritto il finanziamento? Verissimo, ma a loro discolpa c’è che nessuno, nemmeno le banche, avevano immaginato che i tassi d’interesse sarebbero esplosi in così breve tempo. Non era mai accaduto da quando c’è l’euro.
Ecco che il governo si ritrova a fronteggiare un problema avvertito, che riguarda in modo particolare i titolari di mutuo a tasso variabile sottoscritto di recente. Infatti, chi ha acceso un finanziamento di questo tipo molti anni fa, oggi si ritrova a pagare un capitale residuo basso e sul quale, quindi, l’aumento degli interessi provoca pochi danni. Già con la legge di Bilancio 2023 il governo aveva approvato una legge che consente ai detentori di mutuo a tasso variabile di convertirlo a tasso fisso.
Mutuo tasso variabile, ecco possibili soluzioni
Sulla nuova soluzione di cui si lavora nell’esecutivo non sono emersi i dettagli. Possiamo supporre di cosa si tratti. Già oggi è possibile passare dal mutuo a tasso variabile a quello fisso alle medesime condizioni pattuite. Evidentemente l’intento sarebbe di offrire sollievo alle famiglie senza costringerle ad optare per il fisso. In teoria, ciò si potrebbe fare in vari modi. Una sarebbe di bloccare gli aumenti della rata mensile oltre un dato livello dell’Euribor a 3 mesi. Sul mercato esistono già queste soluzioni, che si definiscono mutuo variabile con cap. Tuttavia, si tratterebbe di un’iniziativa lesiva degli interessi delle banche, le quali sono soggetti privati che prestano denaro per fare profitti e non onlus da utilizzare secondo scopi di politica economica.
Per questo motivo la soluzione più credibile sarebbe di contemperare i due interessi contrapposti. Da un lato, le famiglie manterrebbero la rata stabile, dall’altro le banche riceverebbero ugualmente i maggiori interessi. Come? Allungando l’ammortamento. Nell’esempio di cui sopra, se lo portassimo dai residui 18 anni e mezzo a 25 anni, la rata scenderebbe sui 625 euro. D’altra parte, questo intervento riguarderebbe poche famiglie. In effetti, la durata massima del mutuo è di 30 anni. Le famiglie che ne hanno contratto uno a tasso variabile di recente, verosimilmente si troveranno già a ridosso di tale limite.
Attenzione a compiere passi falsi in questa fase. A meno che non abbiate realmente bisogno di rivedere le condizioni del mutuo a tasso variabile per boccheggiare un po’ a fine mese, evitate il passaggio frettoloso e poco ponderato al tasso fisso. In questa fase, il costo del primo è ai massimi e supera in media il secondo. Tuttavia, come ci segnalano i futures sull’Euribor, il mercato si attende che l’apice sarà toccato per i prossimi mesi.