Si può lasciare il lavoro e andare in pensione senza i 20 anni di contributi? La risposta è sì, ma come?

Come andare in pensione se si posseggono meno dei classici 20 anni di contribuzione minima per la pensione di vecchiaia.
1 anno fa
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Andare in pensione senza aver raggiunto il numero di anni di contributi necessari non è facile. Non lo è soprattutto per le pensioni anticipate, sia ordinarie che in deroga. E non lo è nemmeno per le pensioni classiche del sistema italiano. Misure che prevedono al raggiungimento di una determinata età, l’altrettanto importante completamento della giusta carriera contributiva. Eppure anche senza il numero minimo di anni di contributi, a volte la pensione è possibile.

“Salve a tutti, mi chiamo Sofia e vorrei sapere quali sono le misure che adesso posso sfruttare per andare in pensione con 17/18 anni di contributi.

Infatti mi trovo in una particolare condizione che vorrei lasciare il lavoro per dedicarmi di più alla casa. E soprattutto perché sono stanca e affetta da una patologia pregressa che mi ha portato a ottenere il 78% di invalidità. Mi dite che possibilità di pensionamento ci sono per chi, come me, ha già compiuto 65 anni di età?”

Poco da fare senza il giusto numero di anni di contributi

A primo acchito la nostra lettrice ha pochi anni di contributi e anche una età che non gli consente grandi occasioni di pensionamento. Però il suo quesito è fondamentale per capire come funzionano alcune misure oggi in Italia. E anche per consentire a chi, come lei, vuole programmare la sua pensione. Che non sia nell’immediato ma nell’imminente futuro, i calcoli da fare devono essere ben chiari. Così come le varie misure, presenti nel sistema, che si possono sfruttare. Partiamo dal presupposto che per le pensioni anticipate, anche quelle particolari di misure che oggi ci sono e domani forse no, i contributi da centrare sono fondamentali e pure tanti.

Per la pensione anticipata ordinaria, per esempio, servono 42 anni e 10 mesi nel caso in cui a richiedere la pensione sia un uomo. Ne servono invece 41,10 se il richiedente è donna.

E in ogni caso senza limiti di età. Ne bastano 41 di cui uno versato prima dei 19 anni di età per la quota 41 precoci. Ma bisogna anche appartenere a determinate categorie. Come pure per l’Ape sociale, che è vero che si centra a soli 63 anni di età, ma a fronte di 30, 32 o 36 anni di contributi in base alla categoria di appartenenza. Anche Opzione donna, che sia a 58, 59 o 60 anni di età, necessita di 35 anni di contributi versati, come lo scivolo per gli usuranti. E, in ultimo, servono 41 anni di versamenti per la quota 103 a partire dai 62 anni.

Si può lasciare il lavoro e andare in pensione senza i 20 anni di contributi? La risposta è sì, ma come?

E chi ha una carriera corta? Poco o niente, perché bisogna rifarsi alla quiescenza di vecchiaia ordinaria. Bastano 20 anni di contributi, ma solo a partire dai 67 anni di età. A questa età senza contributi da avere, c’è l’assegno sociale. Ma serve una condizione reddituale bassa e problemi di natura economico reddituale. Sempre di 20 anni per i contributivi puri, c’è la pensione anticipata contributiva, e sempre a 67 anni di età. Ma serve un assegno pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale INPS. A volte però ci sono degli sconti sui contributi che possono tornare molto utili. Perché alcune misure possono essere centrate godendo di uno sconto sulle carriere minime previste dalle misure. Sconti che non si applicano naturalmente a tutti, ma solo a determinate categorie e con determinati requisiti.

Invalidi, ecco una importante agevolazione

Lo sconto contributivo per gli invalidi, per esempio, è una valida opportunità che forse può tornare utile anche alla nostra lettrice. Si tratta di una misura che consente ai lavoratori dipendenti e autonomi con una invalidità pari o superiore al 74% di andare in pensione prima rispetto ai requisiti ordinari. Proprio in virtù di uno sconto che si applica all’anzianità contributiva richiesta.

Questo sconto vale sia per le pensioni di vecchiaia che per le anticipate. Oltre ad avere una disabilità certificata pari o superiore al 74%, riconosciuta da una commissione medica dell’INPS o dall’ASL, serve aver lavorato dopo la certificazione della disabilità.

Sul sito dell’INPS c’è l’area a tema che si chiama “benefici in favore dei lavoratori sordomuti e invalidi” dove si può presentare la domanda per avere il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa a fini pensionistici e contributivi per ogni anno lavorato dopo essere stato riconosciuto invalido. Come si legge sul sito dell’INPS, la misura si chiama maggiorazioni invalidi e vale due mesi di contribuzione figurativa per ogni anno effettivamente lavorato fino a massimo di cinque anni di sconto. “Per periodi di lavoro inferiori all’anno la maggiorazione è riconosciuta in misura proporzionale aumentando di un sesto il numero delle settimane di lavoro svolto”, questa la precisazione dell’INPS.

Alcuni sconti e bonus sui contributi che tornano utili per andare in pensione prima

Per le donne che hanno avuto figli durante la loro vita, c’è anche un altro tipo di sconto. Un altro bonus contributivo che vale 4 mesi per figlio avuto fino a massimo 12 mesi. In questo caso però la possibilità è appannaggio solo dei cosiddetti contributivi puri, cioè soggetti che hanno iniziato a lavorare solo dopo l’entrata in vigore della riforma Dini, cioè il sistema contributivo dopo il 31 dicembre 1995. Infine, va ricordata la maggiorazione per chi ha lavorato prima dei 18 anni di età. Anche in questo caso si tratta di una misura ad appannaggio esclusivamente di chi non ha contributi versati prima del 1996.

Lo sconto è del 50% per ogni anno lavorato prima dei 18 anni di età. Più che di uno sconto si può parlare di aumento del valore numerico dei contributi. Perché un anno di lavoro prima dei 18 anni vale 1,5 volte. Senza i 20 anni di contributi infine, ci sarebbero ancora le deroghe Amato.

Misure però poco fruibili oggi giorno. Ma di cui serve indicarne le possibilità. Possono andare in pensione sempre a 67 anni, i lavoratori che hanno 15 anni di contributi se versati già al 31 dicembre 1992. Oppure quelli che sono stati autorizzati ai versamenti volontari, anche senza pagamenti effettuati, sempre al 31 dicembre 1992. Oppure chi ha avuto carriere discontinue, con 10 o più anni coperti da versamenti inferiori alla 52 settimane di contributi purché con 15 anni di contributi e il primo contributo versato antecedente di 25 anni la data di presentazione della domanda.

 

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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